Cena ebraica

20/03/2016

La stanza era semi buia, illuminata da la sola luce fioca delle candele, le quali creavano una atmosfera mistica e meditativa. Nell’aria un odore invitante, effluvio speziato e al contempo fruttato, creato dall’agnello cotto a puntino posto in penombra nel fondo della sala e dalle numerose coppette in ceramica colme di una salsa alle mele pronta a mescolarsi con i verdi gambi di sedano riposti sopra ogni tavolo.

La tavolata a ferro di cavallo, ricoperta da candide tovaglie, era imbandita di composizioni di pane azimo in rustici porta pane e da brocche di vino, colpite dalla luce calda delle candele, riflettenti il proprio colore acre in tutta la stanza, creando insieme ai lumi un gioco di luci ed ombra degni della miglior climax fiabesco.

Ogni elemento era ormai nella propria posizione: ogni piatto posato, ogni pietanza impiattata, ogni boccale riempito, ogni sedia occupata; Tutto pronto per ammaliare ogni singolo senso: gusto, tatto, olfatto e vista. Solo una cosa mancava: il suono. Con canti non perfettamente intonati, ma per effetto del vino diventati cori clericali, il rumore discostante e dirompente di chitarre non perfettamente accordate, con la declamazione di sacre scritture e, per finire, con le risate goliardiche dei commensali ed il tintinnio gioioso delle coppe, la “festa” giudaica era completa. L’intero ciclo si era chiuso, un turbine di sensazioni riempiva ogni cuore, ogni bocca ed ogni anima.

Nulla era perfetto, ma ogni singola cosa, azione, parola, sembrava essere destinata ad entrare a far parte di una serata di comunione e fraternità che ha unito gruppi di tre differenti clan.

Con magno gaudio la cena si concluse, ma anche da spoglia e pulita, la stanza dell’oratorio di S. Andrea rimase e rimarrà impregnata dell’effetto plasmante di una così modesta ma ricca di significato cena ebraica.

I grazie vanno certamente a Don Claudio, ad Agas, fondamentale aiuto della parte culinaria, all’Oratorio di Sforzatica S.Maria che ha fornito la location, al Don, che con la sua stazza e soprattutto con la sua voce baritonale è stato di grande presenza e ha recitato alla perfezione la parte del capo famiglia.

Un ringraziamento va anche ad ogni singolo rover e scolta del Dalmine, Brembate e Morengo che hanno partecipato all’organizzazione e che hanno ravvivato la serata con la sua presenza.

Un grazie a Suor Roberta (alias Suor Roby) che è entrata a contatto per la prima volta con una realtà a lei estranea ma che è riuscita a colpirla nel profondo.

Insomma, grazie.

Grazie a tutti per aver scritto una nuova pagina di storia del gruppo scout più bello, aperto ed allegro della bassa.

Grazie.

Riccardo Pirovano