Io e alcuni membri della mia comunità capi abbiamo deciso di far parte del progetto nato in collaborazione con il comune di Santarcangelo e la Protezione Civile: chiamare tutti gli anziani qui residenti che hanno più di 70 anni per far sentire loro una vicinanza, per chiedere come stanno e per rilasciare dei numeri utili in questo periodo di emergenza.
Abbiamo un elenco di circa 3.000 numeri e nelle ore più consone tiriamo su la cornetta e digitiamo il numero. Nel progetto sono stati coinvolti anche i rover e le scolte dei nostri due clan: Grillo parlante e Panta rei.
Sento una voce roca che dice “pronto? Si?”. Mi presento: “Buongiorno, sono Anita una volontaria del comune, chiamo per conto dei servizi sociali”.
La risposta è varia. “Aspettavo la tua chiamata”, “ah grazie, ma io sono autosufficiente, c’è qualcuno che può aver più bisogno di me!”, oppure “ma a lei chi le ha dato il mio numero?”.
I vecchietti sono belli, sono buoni di cuore e gli vuoi bene anche se non li conosci. Spesso ci sono i figli che si occupano di loro, oppure si aiutano a vicenda: il più giovane del condominio va a far spesa per tutti gli altri e queste sono le belle iniziative che ti scaldano il cuore.
Qualcuno invece, anche se all’anagrafe ha più di 70 anni, quando gli chiedi come sta è bello pimpante, ti dice “mi muovo bene”, “sono contenta di non aver preso ancora questo virus” oppure “io ho la palestra, faccio tutti i giorni tapis e cyclette, e anche qualche peso”.
Una signora mi è rimasta particolarmente impressa: ha il desiderio di raggiungere la figlia fuori comune per portarle soldi e spesa dato che è rimasta senza lavoro. Si è commossa mentre mi raccontava la situazione e il cuore mi si è stretto.
Ammetto che dopo ore di chiamate, la testa scoppia, l’orecchio è stordito e non è sempre facile, ma quando vado a dormire mi sento soddisfatta della giornata.
Anita – Santarcangelo 1