Impegno
Questo mese mi impegno a scegliere i prodotti che acquisto sulla base della loro sostenibilità ambientale (pochi imballi, km zero, naturali).
Approfondimento
Riflessione del Clan/Fuoco in occasione del percorso sul rispetto ambientale)
Dall’Enciclica di papa Francesco “Laudato si’”
I racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narrativo, profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica. Questi racconti suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr Gen 1,28) e di coltivarla e custodirla (cfr Gen 2,15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto (cfr Gen 3,17-19). Per questo è significativo che l’armonia che san Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura. San Bonaventura disse che attraverso la riconciliazione universale con tutte le creature in qualche modo Francesco era riportato allo stato di innocenza originaria. Lungi da quel modello, oggi il peccato si manifesta con tutta la sua forza di distruzione nelle guerre, nelle diverse forme di violenza e maltrattamento, nell’abbandono dei più fragili, negli attacchi contro la natura.
Il commercio equo-solidale è una forma di commercio internazionale nella quale si cerca di far crescere aziende economicamente sane nei paesi più sviluppati e di garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso; in questo senso si contrappone alle pratiche di commercio tradizionale.
Alla base del commercio equo e solidale c’è la volontà di contrastare il commercio tradizionale che si basa su pratiche ritenute fortemente penalizzanti per i piccoli produttori agricoli:
1. la determinazione dei prezzi, che vengono stabiliti da soggetti forti (multinazionali, catene commerciali)
2. l’incertezza di sbocchi commerciali dei prodotti, che impedisce a contadini e artigiani di programmare seriamente il proprio futuro;
3. il ritardo dei pagamenti, ovvero il fatto che gli acquirenti paghino la merce molti mesi dopo la consegna e spesso anni dopo che sono stati sostenuti i costi necessari alla produzione, che favorisce l’indebitamento di soggetti economicamente deboli e un circolo vizioso che porta spesso all’usura;
4. la mancata conoscenza, da parte dei produttori, dei mercati nei quali vengono venduti i loro prodotti e dunque la difficoltà da parte loro di riuscire ad adeguarsi e tanto meno a prevedere mutamenti nei consumi.
5. l’impiego di tecniche di produzione volte alla riduzione dei relativi costi, che nel medio-lungo periodo si rivelano particolarmente negative per il produttore e/o la sua comunità;
6. ricorso al lavoro di fasce della popolazione che nei paesi ricchi viene particolarmente tutelata (bambini, donne incinte, …) per aumentare i quantitativi prodotti, con rinuncia alla formazione dei giovani;
7. l’impiego di persone con scarsa produttività, che non hanno di fatto possibilità di sopravvivere sul mercato.
Fare la spesa negli ultimi tempi, per tutti noi consumatori è diventata un’impresa quasi ardua, vista la grande quantità e qualità di prodotti presenti tra gli scaffali dei supermercati e vista anche l’ossessionante e bombardante pubblicità che i mezzi di comunicazione di massa ci propinano quotidianamente. Pubblicità che se da un lato come viene ampiamente detto è l’anima del commercio, dall’altro riesce sicuramente ad orientare in un certo modo gli acquisti di tutti noi consumatori.
Il giorno migliore per fare qualcosa contro il caos climatico? Il sabato, quando facciamo la spesa e con i nostri acquisti premiamo i prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale e non compriamo quelli che riteniamo avere un impatto maggiore. Per questo motivi è nata l’iniziativa Saturday For Future, che chiama alla mobilitazione nazionale sabato 28 settembre. Sarà la prima tappa di un percorso verso una maggiore presa di coscienza sulla sostenibilità dei modelli di produzione e consumo.
Prendendo spunto dalla mobilitazione globale «Fridays for Future», l’iniziativa invita tutte e tutti a cambiare le abitudini di spesa, rendendo concreto l’impegno per la sostenibilità dello sviluppo. «Consumare in modo consapevole e responsabile significa, in primo luogo, evitare lo spreco, ridurre al minimo i rifiuti, riciclare e scegliere in modo responsabile i prodotti che si acquistano, guardando alla sostenibilità del nostro modello di sviluppo», spiega il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini. [Corriere della sera, 27 settembre 2019]
L’obiettivo dell’iniziativa è di trasformare il sabato (quando la maggioranza delle persone fa la spesa settimanale) il giorno dell’impegno per la produzione e il consumo responsabili a favore dello sviluppo sostenibile. Si intende, quindi, coinvolgere consumatrici e consumatori, imprese e organizzazioni della società civile in iniziative in grado di cambiare i modelli produttivi e le abitudini di spesa a favore di uno sviluppo sostenibile.
Riferimenti: