“Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso..”
Gigi Proietti
Il teatro c’è sempre stato, lo possiamo ritrovare nelle nostre animazioni serali intorno al fuoco di bivacco, nei grandi teatri, nei piccoli palchi paesani e anche nella nostra vita di tutti i giorni.
Per approfondire questo mondo e scoprire le realtà vicino a noi abbiamo deciso di intervistare tre attori amatoriali dell’ associazione ArtAttiva,
Silvia Boccacin, Alessandro Iannetta e Daniele Gobbo
- Quando e come avete iniziato a fare teatro?
Alessandro “Intorno ad aprile di quest’anno, credo di aver compiuto 26 anni di teatro. Alle superiori, facevo un tecnico industriale, quindi agli antipodi rispetto alla letteratura e a quello che può essere il teatro; una mia professoressa, aveva avuto l’idea di inserire un corso di teatro all’interno della scuola. Ovviamente abbiamo partecipato in pochissimi, tra cui io.Abbiamo quindi iniziato un percorso, con tale Ivan Polidoro, che all’epoca era un regista alle prime armi è un attore abbastanza affermato.
Ho iniziato così, per gioco, e da allora non ho più smesso. Sono passato da una totale ignoranza teatrale, a scoprire un mondo che mi ha affascinato tantissimo. Mi sono sentito come se su quelle tavole io fossi veramente me stesso.
Poi da lì sono nati tanti altri progetti. All’epoca partecipavo come educatore nel mio paese, ricordo che da subito ho costruito uno spettacolo coi bambini, molto divertente, e poi con i più grandi. Insomma da lì non ho più smesso. Ho conosciuto Silvia all’interno di un gruppo di musical, e poi ci siamo ritrovati in Teatro Roncade, dal quale poi ci siamo staccati per creare la nostra compagnia nel 2014 ”
Silvia “Allora, io cominciai quando avevo 16/17 anni, ho tentato di entrare nella Compagnia Teatro Roncade a 16 anni ma osservavo solo le prove, quindi ho abbandonato e sono entrata a far parte di una piccola compagnia di ragazzi. Poi ho continuato, ho fatto parte di musical, credo per tre o quattro anni, successivamente sono rientrata in Teatro Roncade e mi hanno chiamato per fare due tre cose contemporaneamente. Sono rimasta con loro molto tempo, e poi abbiamo creato la nostra compagnia ArtAttiva nel 2014, con la quale abbiamo fatto un solo spettacolo, ma ho portato avanti le altre attività di laboratorio, dalla scuola dell’infanzia fino a università della terza età.
E poi tutti e tre abbiamo sempre fatto workshop seminari e corsi vari, di dizione, sulla voce, sul corpo, sulla maschera; e anche all’interno di varie compagnie. Insomma non ci siamo fatti mancare la formazione. Non abbiamo fatto una formazione canonica all’interno di una scuola ufficiale però abbiamo accumulato un bel po’ di ore con diversi tipi di registi, e avuto diverse esperienze.”
Daniele “Io in realtà non avevo preso in considerazione il teatro all’inizio. Ho fatto un corso di dizione all’Arci di Roma circa una ventina di anni fa, perché, tutt’ora parlo molto velocemente e una volta ancora di più, mi chiamavano mitraglietta.
Quindi per lavoro ho pensato di fare un corso di dizione, per cercare di scandire bene le parole, e il teatro non era preso in considerazione come qualcosa che volevo fare. Alla fine del corso si portava un piccolo saggio, si recitava qualcosa, e mentre facevo il mio, è passato il direttore artistico di Teatro Roncade che mi ha detto, “ Potresti passare a trovarci una volta”, e dopo due settimane quando mi presentai alla loro sede mi diede un copione in mano dicendo, “questa è la tua parte per il prossimo spettacolo” e così ho iniziato, senza aver capito quello che stava succedendo.
Non era stata una scelta ponderata all’inizio è arrivato un po’ per caso e poi per caso ci sono rimasto in mezzo per venti anni.”
- Quando avete accettato di fare corsi di formazione, avevate delle idee chiare, degli obbiettivi?
Alessandro “Bella domanda, c’è stato un periodo della mia vita in cui qualsiasi proposta arrivasse io mi buttavo. Non ho seguito quindi un percorso di studi mirato, ho semplicemente accettato le proposte che arrivavano, come un segno del destino, a livello proprio formativo e pratico. Secondo me la formazione più importante per imparare a stare su quel palco è mettersi un costume e buttarsi.” Alessandro
Silvia “Non ho fatto una scuola precisa, diciamo che man mano che affrontavo un certo tipo di spettacolo, un tipo di esperienza, andavo ad approfondire una determinata tematica. Quindi la formazione, posso dire di tutti e tre, nasce proprio passo dopo passo in base alle esperienze, perché a noi ci piace approfondire e non fare le cose alla leggera. Abbiamo raggiunto un buon livello di conoscenza ma non è mai finita.”
Daniele “Io vorrei aggiungere che le tematiche possono essere diverse per la formazione, ma un buon esercizio quello di cambiare, di provare formatori diversi, Ale è un maestro in questo. Molte volte si lavora con una persona, con un formatore, con un regista, e si pensa che tutto il mondo di conoscenza sia lì, in realtà lo stesso tipo di argomento viene trattato con approcci diversi, da persone diverse, quindi il fatto di misurarsi con menti diverse e con idee diverse apre effettivamente molti orizzonti. Trovarsi in situazioni con persone che non si conoscono è uno stimolo fortissimo, senti veramente la spinta di provare qualcosa di nuovo e di spingerti un po’ oltre quello che sei abituato a fare”
- Avete mai pensato di diventare attori a livello nazionale?
Alessandro “L’ho sempre visto come un gioco,quindi non l’ho mai pensato a livello professionale perché sono sicuro che come tutti i lavori, per il mio carattere, mi sarei già spaccato da un pezzo. Continua ad essere solo un gioco e io ci tengo che continui ad essere un gioco; credo che se riuscirò a tenere questo spirito, non mi stancherò mai del teatro e morirò sul palcoscenico. ”
Silvia “Condivido, nemmeno io ho mai avuto quell’obiettivo, come dicevo prima, l’ho sempre preso seriamente, un gioco serio.”
Daniele “Il lavoro dell’attore non è facile, probabilmente può sembrare affascinante e romantico, ma si è in giro dalla mattina alla sera, e magari rapporti stabili o famiglia possono essere complicati da gestire.
Noi lavorando comunque con registi professionisti vediamo le vite che fanno, per guadagnare devono magari passare mesi e mesi all’estero oppure essere sempre in movimento”
- Come vi è venuta l'idea di ArtAttiva?
Daniele “ Non direi che una mattina ci siamo alzati, ma è stata una cosa naturale. Avendo lavorato tutti e tre per tantissimi anni all’interno di una compagnia, ed avendo noi la voglia di cercare cose nuove e non fermarci su un progetto unico cercando di allargare gli orizzonti, arrivato il momento in cui quello che vivevamo c’era un po’ stretto abbiamo deciso di creare uno spazio nostro. Non che non ci piacesse quello che facevamo lì, avevamo voglia di sperimentare in prima persona, di crearci uno spazio per poter giocare liberamente.”
Silvia,Daniele,Alessandro “La nostra idea è sempre stata di mantenere ArtAttiva come un ambiente intimo, piccolo, per non soccombere alle problematiche, a cui eravamo abituati lavorando con associazioni grandi anche di 40 soci.”
- Qual' è per voi l'obbiettivo più importante che avete raggiunto fino ad ora con il teatro?
Silvia ” Per me lo spettacolo ” Il Giocatore”. Il primo spettacolo di ArtAttiva, perché era da molto che si voleva fare commedia dell’arte e non trovavamo un modo che ci soddisfacesse, cioè un posto che ci desse la possibilità di fare la formazione e uno spettacolo in cui mettersi in gioco su questa cosa. Quindi con un grosso sforzo abbiamo trovato la persona che ci ha seguito,e con un grosso sforzo abbiamo fatto l’allestimento, perché anche discretamente costoso.”
Daniele “Concordo, le cose che fai perchè le vuoi fare, sono quelle che ti danno soddisfazione. Probabilmente il lavoro che abbiamo fatto io e Ale, quando ancora eravamo a Teatro Roncade, lo spettacolo della strega, dove abbiamo gestito tutto l’allestimento e la regia, è stato un salto veramente importante, cioè su un terreno che per noi era decisamente nuovo; e con quel lavoro siamo arrivati finalisti a un concorso internazionale a Reggio Emilia.
Al di là di essere arrivati lì, il percorso che abbiamo fatto è stato interessante, importante e molto bello, e lo stesso vale con l’ultimo lavoro fatto cioè “Il Giocatore”, significa per noi cimentarsi su qualcosa che volevamo fare, misurandoci con un professionista, perché il regista che ci ha seguito è un professionista, e non c’ha fatto sconti, ci ha trattato come professionisti, pretendeva un certo livello professionale, cioè non si accontentava di quello che potevamo fare, ci ha fatto sgobbare per arrivare a quello che lui voleva, ed effettivamente di quel lavoro siamo molto soddisfatti.”
Alessandro “Mi hanno fregato tutte le risposte, adesso è difficile trovare qualcosa in più, però la soddisfazione ce l’hai ogni volta che vai sul palco, anche per una replica perché ti sembra di aver raggiunto l’obiettivo grandissimo, ti vengono emozioni che non passano mai. Mi piace particolarmente, quando riesco a fare sostituzioni su spettacoli che non ho neanche mai visto in un pomeriggio, perché è adrenalina pura, ma se devo ricordare un’occasione veramente importante, è stata quando, ero entrato da un paio d’anni in Teatro Roncade, ma non riuscivo a trovare spazio e la mia fiducia stava diminuendo, ho incontrato allora una regista che ha creduto subito in me, mi ha messo in mano un copione immenso tutto in dialetto veneziano del 700, che non so se si nota ma vengo da Roma, e in quattro settimane me l’ha fatto fare, e la cosa che mi ha più riempito d’orgoglio è quando andavo a recitare a Venezia, in veneziano per i veneziani, e loro alla fine dello spettacolo si complimentavano e mi dicevano “Anche se, se sente che non sei di venezia, secondo me sei di Mestre”, e per me quello era il complimento più grande.”
- Sapreste dirci un personaggio che avete interpretato che vi è rimasto particolarmente a cuore?
- Com'è lavorare ed insegnare a persone che non sanno nulla di teatro?
Alessandro “Meraviglioso, perché giocano e si divertono senza alcuna pretesa”
Silvia “Ho sempre voluto mettere al primo posto il percorso, la creazione del gruppo e il mettersi in gioco; ho lavorato dai bambini della scuola dell’infanzia fino agli anziani dell’università della terza età, e il principio comune, quando non si hanno conoscenze pregresse, è non avere paura di mettersi in ridicolo o di
vergognarsi di qualcosa, il lavoro maggiore è proprio quello, non avere paura e mettersi in gioco”
- Cosa pensate della compagnia ManiTeatro?
ManiTeatro è una compagnia teatrale di Monastier, istituita interamente da ragazzi dai 12 ai 17 anni con la passione per il teatro, che ha debuttato l’anno scorso con lo spettacolo “Vecchie leggende” sotto la regia di Silvia Boccacin.
Silvia “Se potessi tornare alla domanda di prima, inserirei questo come uno dei progetti di cui sono maggiormente orgogliosa. Secondo me è un unicum nel nostro territorio, perché compagnie di ragazzi di queste età non ce ne sono, ci sono moltissimi laboratori e corsi, ma far parte di una compagnia è diverso. Una compagnia pensa in maniera lungimirante, crea una produzione propria della compagnia, da replicare, e non solo il saggio di fine laboratorio. Secondo me è un grande progetto e mi auguro che vada avanti a lungo, che sia come per noi ArtAttiva un posto dove fare cose che piacciono. “
Alessandro “Tramite Silvia vi seguo da tanto tempo. Devo dire che questa cosa di costituire una compagnia vostra, a me emoziona proprio. E’ una cosa meravigliosa, secondo me è più grande di quello che pensate, perché avete fatto una cosa bellissima; e credo, almeno che io sappia, non ne esistano altre in giro. Poi bisogna dare i meriti a Silvia, per avervi trasmesso l’amore per il teatro e questa voglia di stare insieme, e adesso voi state venendo fuori come realtà vostra, che dovete proteggere.”
Daniele “Anche io vi ho seguito in disparte, però quello che ho visto è stato molto interessante. E come dicevano giustamente Ale e Silvia, questa cosa meravigliosa che avete costruito e che avete voluto, dovete tutelarla. Nel senso di crederci e non mollare.
Le immagini inserite provengono dallo spettacolo “Il Giocatore” della compagnia ArtAttiva, e dalle prove della compagnia ManiTeatro.