Castori’s tour: Siena

Siena si presenta agli occhi dei turisti come una delle città più vivibili e più belle d’Italia; centro di cultura e di ricerca, vanta di un patrimonio storico non irrilevante che, grazie ai suoi numerosi monumenti a cui ben si abbina un’eccezionale offerta gastronomica, la rendono una città altamente appetibile. Situata al centro della Toscana tra le colline del Chianti e la Maremma è davvero una città a misura d’uomo, colta ed elegante, piena di fascino e di ricordi del passato, grazie alle autorità che nel Medioevo curarono in modo particolare l’estetica urbanistica. Siena conserva in sè il gusto del passato con il suo artigianato e le sue manifestazioni, prima fra tutte il Palio.

Gli Scout del Reparto Pegaso, Squadriglia Castori, ci presenta un tour personalizzato all’interno della magnificenza senese in piccole tappe!!

Piazza del campo
La Piazza del Campo è stata costruita, infatti, nel luogo esatto dove le tre antiche città collinari digradando dolcemente si congiungevano insieme, prima di unire le forze per creare la comunità di Siena.

La piazza principale, o meglio da tutti chiamata “Il Campo”, fu costruita sull’intersezione delle tre strade principali che conducevano a Siena e destinata ad essere un terreno neutrale dove poter celebrare feste e ricorrenze politiche e civili.

La piazza, con la sua circonferenza di 333 metri, è stata pavimentata con un disegno di mattoni rossi a coda di pesce diviso da 10 righe di travertino bianco, che le danno la forma di una conchiglia e creano 9 sezioni che sembrano indicare verso Palazzo Pubblico, sede del governo civico. Ogni sezione rappresenta uno dei 9 governatori che hanno esercitato il proprio potere durante il “Governo dei Nove”, considerato a lungo uno dei governi più stabili e pacifici in Italia.

Ancora oggi la piazza ospita gli eventi più importanti di Siena, tra cui – ovviamente – il Palio, le varie manifestazioni legate al carnevale a febbraio e le numerose iniziative organizzate dal comune durante l’estate, all’aperto sotto la volta stellata. Comunque, durante il giorno, è un luogo dove i turisti solitamente vanno a sedersi, dopo aver passeggiato per le romantiche stradine del centro storico, visitato il Duomo ed i molti musei cittadini.

Piazza del Campo era stata concepita come un’area dove l’intera cittadinanza potesse incontrarsi per dar luogo ad attività varie, giochi, eventi politici – motivo per cui fu costruita delle dimensioni adatte ad ospitare l’intera città. Non vi sono documenti che attestino che tutte le strade dovessero condurre alla piazza (e, di conseguenza, a Palazzo Pubblico) ma, quando si attraversano almeno 4 dei sette varchi che permettono di entrare nella piazza, l’occhio sembra quasi dirigersi in maniera automatica all’edificio civico – mentre i restanti tre offrono una veduta panoramica della Torre.

Le 17 Contrade che noi oggi conosciamo sono state definite nel 1729 con il “Bando sui Confini” della Governatrice Violante Beatrice di Baviera e sono:
Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone.
La divisione si Siena più antica accertata dagli storici, è quella in tre parti dette Terzi o Terzieri: Città, San Martino e Camollia. Ciascuno di questi Terzi aveva una Compagnia Militare con l’obbligo di difendere la Città in caso di guerra, attendere alla guardia delle mura e delle porte nonché di pattugliare le strade di notte. Sappiamo però che nel Trecento il popolo senese era diviso in più di 40 contrade che si ridussero quasi della metà dopo la peste del 1348. Con il passare del tempo poi, queste contrade persero il loro ruolo militare ma continuarono a portare avanti certe abitudini ed assunsero scopi principalmente sociali.

Inoltre in piazza del campo ci sono altre cose importanti da vedere come Palazzo pubblico, antica sede del famosissimo governo dei nove, la torre del mangia, Fonte Gaia, rappresentante l’orgoglio e la gioia di Siena e l’antica cappella di piazza.

La Fonte del Mercato e fonte Branda
La Fonte del Mercato è stato il lavatoio della città fino agli anni ’50, ed ancora oggi vi scorre l’acqua provieniente da Fonte Gaia. Non è possibile entrare, ma l’interno è visibile attraverso le inferriate.
Questa fonte ha un’architettura diversa dalle altre, per via dello specifico uso: è priva di decorazioni ed è una stuttura semplice, con pilastri che sorreggono un tetto in tegole.

Fonte del Mercato

Si può ipotizzare che già nel periodo romano era presente una fontana in questa zona: sembra infatti che il cardo e il decumano del primo insediamento romano si incrociavano molto vicino all’attuale piazza del Campo, che si trova poco più a monte.
Le fonti medievali di Siena sono dei veri e propri capolavori architettonici, arrivati fino a noi nella loro bellezza originaria: si possono ammirare passeggiando per il centro storico o per le aree verdi a ridosso del’ultima cerchia muraria.
Fontebranda o Fonte Branda
Fontebranda è la più famosa, la più antica e la più imponente tra le fonti senesi, citata nel XXX canto dell’Inferno e per questo inserita nell’ itineraio dantesco
Fu costruita nel 1193 ed ancora oggi rispecchia l’architettura originaria, mentre il coronamento ad archetti e la merlatura presente della parte superiore furono ricostruiti agli inizi del XX secolo.
É anche la fonte che ha visto nascere e crescere Santa Caterina da Siena, e per questo è ricordata come la Santa di Fontebranda. Oggi fa da cornice ad importanti manifestazioni culturali, oltre che alle feste della contrada dell’Oca.

Piazza Salimbeni
Gli uffici amministrativi e gli spazi destinati alle attività di rappresentanza del Monte dei Paschi si articolano intorno al perimetro di Piazza Salimbeni, creazione ottocentesca dell’architetto senese Giuseppe Partini che in questo spazio volle allestire una sorta di palcoscenico ideale sul quale far dialogare le facciate dei palazzi che fin dal XV secolo avevano ospitato gli uffici del Monte Pio e della Dogana dei Paschi: al prospetto del Palazzo cinquecentesco di Mariano Tantucci, che costeggia il lato settentrionale della piazza, fa riscontro, lungo il perimetro opposto, la facciata di Palazzo Spannocchi cui si affianca, ad oriente, la fronte neogotica del Palazzo Salimbeni.

La piazza Salimbeni è una delle piazze più affascinanti di Siena, storico orgoglio degli abitanti poiché è inglobata nel famosissimo edificio della banca Monte dei Paschi, la banca più antica d’Italia e del mondo.

La Cappella di Piazza
La cappella di Piazza è il tabernacolo marmoreo che sorge ai piedi della Torre del Mangia in piazza del Campo a Siena, avanzato rispetto al profilo del palazzo comunale ed unico edificio sporgente rispetto alla superficie della piazza.

Fu edificata nel 1352 per ringraziare la Vergine Maria dello scampato pericolo della peste nera che aveva colpito la città nel 1348. La sua costruzione, iniziata da Domenico di Agostino, si protrasse a lungo: i pilastri d’angolo furono ricostruiti più volte e hanno assunto la loro forma attuale nel 1376 sotto la direzione di Giovanni di Cecco. All’epoca si trattava dei soli pilastri, con una semplice copertura a tetto. Le sculture inserite nelle nicchie gotiche dei pilastri furono eseguite solo fra il 1378 e il 1382 da Mariano d’Angelo Romanelli e Bartolomeo di Tommé detto Pizzino. Quest’ultimo realizzò il solo San Bartolomeo (in basso nel pilastro sinistro di fronte), mentre tutte le altre spettano al primo. I marmi nel recinto laterale, decorati da un bassorilievo alla pisana databile al XIII secolo, forse provengono dall’antica vasca battesimale del Duomo, smantellata quando venne creato il battistero. I marmi sul fronte vennero rifatti nel 1846 da Enea Becheroni.

La semplice tettoia che vi appoggiava fu sostituita da Antonio Federighi tra il 1461 e il 1468 con una volta rinascimentale retta su archi a tutto sesto; allo stesso autore si devono anche le decorazioni bizzarre e antichizzanti del coronamento.

Sopra l’altare, tra il 1537 e il 1539, Giovanni Antonio Bazzi detto Il Sodoma affrescò la Madonna con il Figlio e Dio Padre, i cui resti si conservano oggi nel Museo civico all’interno del Palazzo Pubblico. Le cancellate in ferro battuto sono trecentesche, opera di Conte di Iello Orlandi e Pietruccio di Betto

Piazza del mercato e il “Tartarugone”


La prima attestazione di un mercato a Siena risale al 1169, quando il Comune acquisì un terreno nei pressi della chiesa di S.Paolo, successivamente demolita per far posto alla Loggia della Mercanzia.
Nel secolo successivo altri acquisti e sistemazioni dettero al mercato quella veste che, sostanzialmente, mantenne fino al XIX secolo, quando le contrattazioni furono spostate in Piazza del Mercato.
Fin dall’inizio il Comune si occupò della regolamentazione degli spazi e dei comportamenti degli ambulanti, che esercitavano i commerci più disparati: dalla vendita di prodotti ortofrutticoli, carni e altri generi, fino a vesti, oggetti in cuoio e metallo, rigatteria varia e combustibili come il carbone, legna e olii.
La vendita avveniva sia in strutture fisse, specie di stand in legno, sia sotto a semplici tende che su teloni appoggiati direttamente sul suolo con sopra la merce.
Solo a partire dall’Ottocento si cominciò la regolamentazione dei mercati, con particolare attenzione all’igiene e al pagamento del suolo pubblico.
E’ in quel periodo che gli ambulanti furono trasferiti prima sotto il “tartarugone” in piazza del Mercato, chiamato così per la caratteristica similitudine con la cuside delle testuggini, poi di nuovo in piazza del Campo.
Dal 1954 il mercato delle merci fu spostato in viale XXIV aprile, per rendere più agevoli gli scambi, e nel tempo sottoposto a opportuni interventi dell’amministrazione comunale fino a giungere all’aspetto che oggi conosciamo.

Orto de’Pecci
L’Orto de’ Pecci si trova nel centro storico di Siena, a poche centinaia di metri di distanza da Piazza del Campo, dove si nasconde un angolo verde di pura campagna.

Un luogo splendido dove passare un pomeriggio rilassante di cui però, neanche i senesi spesso ne conoscono l’affascinante storia: durante il Trecento, i condannati a morte attraversavano l’orto passando da Porta Giustizia per andare ad essere giustiziati. In passato, inoltre, l’Orto de’ Pecci era parte dell’Ospedale Psichiatrico, dove i ricoverati coltivavano frutta e verdura per il fabbisogno di tutta la struttura e badavano agli animali da cortile dell’Ospedale.

Oggi l’orto è uno spazio ideale per tutti: per le famiglie con bambini in cerca di un luogo verde, per chi cerca un po’ di relax durante la visita della città, oppure per chi vuole scoprire un luogo unico nel quale è stato ricostruito un antico orto urbano medievale.

L’orto è inserito anche all’interno del circuito delle fattorie didattiche della Provincia di Siena. Qui i bambini possono imparare a conoscere la campagna ed entrare in contatto con gli animali, e apprendere le differenze tra le coltivazioni del passato e quelle di oggi grazie alla presenza dell’orto medievale e dell’orto biologico.

Basilica di San Francesco

Situata in piazza San Francesco, la basilica di San Francesco è tra le più importanti chiese di Siena. Eretta nel XIII secolo in stile romanico fu ingrandita nei due secoli successivi nell’imponente struttura gotica attuale. La facciata è in laterizio e possiede uno stile piuttosto sobrio. Le sole decorazioni, in marmo, sono legate ai simboli dei quattro evangelisti e agli stemmi rappresentativi della città di Siena e delle famiglie che hanno contribuito al mantenimento e restauro della chiesa. Il rosone è l’unico elemento antico, ereditato dalla facciata quattrocentesca di Francesco di Giorgio Martini. La struttura presenta pianta a croce egizia, con un’unica ampia navata coperta a capriate. Al suo interno è conservata la pisside con le Sacre Particole. La storia del miracolo risale al 14 agosto 1730 quando, la pisside in cui erano contenute le 351 ostie consacrate venne rubata. Tre giorni dopo, il 17 agosto, le particole vennero ritrovate da un chierichetto nella cassetta delle elemosine della vicina Collegiata di Santa Maria in Provenzano; è ancora ignoto il motivo del furto e soprattutto della restituzione da parte del ladro. Per motivi igienici fu deciso di non consumare le particole che furono riportate il giorno dopo a San Francesco con una grande processione. I fedeli chiesero di conservare le particole per poterle adorare a fini riparatori. Le ostie vennero messe prima in un corporale poi, dopo la visita canonica del Padre Generale, in una nuova pisside fatta sigillare. Dopo oltre 280 anni le particole sono ancora integre, a dispetto della loro normale natura al deterioramento.

La chiesa del Montone

La chiesa della Santissima Trinità, o del Montone, di proprietà dell’omonima Compagnia laicale, utilizzata come oratorio della Contrada di Valdimontone, è uno dei gioielli più belli dell’arte senese, per la ricchezza di affreschi, pitture, sculture e stucchi presenti al suo interno.
L’aspetto attuale dell’oratorio, di origine trecentesca, si deve al rifacimento intrapreso a partire dall’inizio del Cinquecento, e protrattosi per quasi due secoli.
Vi sono conservate importanti opere d’arte tra cui un bellissimo Crocifisso in bronzo datato 1576, opera di Prospero Antichi, detto il Bresciano e una tela con dolenti di Alessandro Casolani, posta come sfondo del Crocifisso e realizzata nel 1587. Al di sotto la Madonna del Buon Consiglio, patrona della Contrada, opera anonima del XVIII secolo.
Dalla sinergia tra Confratelli della Compagnia laicale e la Contrada del Valdimontone è scaturita l’opera di restauro relativa alle tele ed al Crocifisso dell’altare, affidata alla sapiente direzione del professor Alessandro Bagnoli.

La chiesa del Nicchio

Fino al 1683 la contrada del Nicchio si riuniva presso i locali della Compagnia laicale di Santo Stefano. Avendo però maturato con la compagnia difficili rapporti di coesistenza, i nicchiaioli sentirono l’esigenza di costruire a loro spese un oratorio di loro proprietà. Acquistarono quindi, nel sito in cui oggi sorge l’oratorio, una casa dai padri del Carmine ed un’altra delle monache domenicane di Vita Eterna, ottenendo anche il permesso dal comune di utilizzare spazi della strada. L’oratorio, sorto in seguito alla demolizione delle case preesistenti, venne intitolato al vincentino San Gaetano di Thiene, da poco canonizzato.

L’oratorio fu edificato tra il 1683 e il 1705 dalla Contrada. Nel 1699 fu terminato l’interno ed iniziata la facciata terminata proprio nel 1705. La semplice ma elegante facciata in mattoni ed intonaco è a due ordini scanditi da lesene con mattoni a vista. Il portale, anch’esso incorniciato con mattoni a vista, è sormontato da una grande nicchia in stucco con al centro la Madonna col Bambino e santi, tavola del primo cinquecento senese probabilmente l’antica Madonna del Forcone che si venerava in un’edicola posta dove sorse poi la chiesa. La finestra posta nel secondo ordine della facciata, anch’essa incorniciata da mattoni a vista, è invece sormontata da un timpano barocco. L’interno si presenta assai piacevole per l’omogeneità dell’arredo e della decorazione pittorica dovuta a Giuseppe Nicola e Apollonio Nasini. Sull’altare maggiore è posta la statua lignea di San Gaetano, intagliata in Val Gardena e decorata dal pittore senese Aldo Marzi (1957).

Alla chiesa è annesso il museo della contrada, con pezzi di oreficeria e maiolica antichi.

La chiesa della Giraffa

In stile manierista, è uno dei primi edifici costruiti a Siena all’indomani del Concilio di Trento. L’impianto liturgico e architettonico rispecchiano infatti i moduli richiesti dalla Controriforma.

Sorge nel rione chiamato Provenzano, l’area cioè dove sorgevano le case anticamente appartenenti alla famiglia del celebre condottiero militare senese del secolo XIII Provenzano Salvani, citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Purg. XI, 121-142).

La leggenda che si è tramandata narra che sul muro esterno di una delle case del rione fosse collocata un’immagine in terracotta smaltata raffigurante il tema della Pietà, voluta secondo la tradizione popolare da santa Caterina da Siena.

Nel 1552 accadde che un archibugiere spagnolo, forse per una bravata, esplose un colpo di arma da fuoco contro l’immagine sacra, lasciando integro il busto della Madonna, ma distruggendone però le braccia e il resto dell’immagine. La scultura divenne subito un simbolo: fu oggetto di grande venerazione da parte del popolo, inizialmente in riparazione al gesto sacrilego e in seguito perché alla Madonna vennero attribuiti diversi miracoli, riconosciuti nel 1594, chiamato proprio l'”anno dei miracoli”. Proprio in quella data, grazie all’approvazione di papa Clemente VIII e delle Magistrature civiche senesi, si decise di costruire un nuovo grande santuario, all’interno del quale si potesse custodire la sacra immagine: i lavori di costruzione iniziarono il 24 ottobre 1595, quando vennero murate le fondazioni.

Ferdinando I de’ Medici, granduca di Toscana, affidò il progetto a Damiano Schifardini, senese, monaco alla certosa di Firenze, che coordinò inizialmente i lavori, realizzando il disegno dell’edificio. Ma, vista anche la lontananza di Schifardini, fu l’architetto Flaminio Del Turco ad occuparsi immediatamente dei lavori, assistito anche dal rampollo della Casa granducale don Giovanni de’ Medici per la realizzazione della cupola. La chiesa fu dedicata con sacro rito e aperta al culto il 16 ottobre 1611 dall’arcivescovo di Siena Camillo Borghesi. Il 23 ottobre successivo, con una solenne processione che attraversò tutte le vie di Siena, venne traslata all’interno del santuario la venerata immagine della Madonna di Provenzano. Al nuovo tempio era stato affidato il titolo della Visitazione della Beata Vergine Maria a S. Elisabetta.

Nel 1614, con decreto del granduca Cosimo II, venne istituita l’Opera di Santa Maria in Provenzano, presieduta da un rettore laico, con il compito di amministrare i beni del santuario e provvedere alle necessità di culto.

La grande devozione alla Madonna di Provenzano fece del santuario il vero e proprio cuore della fede cittadina. Nel 1634 papa Urbano VIII concesse al santuario il titolo di “Insigne Collegiata”, officiata da un capitolo di canonici, presieduto da un proposto; in tutto il territorio dell’arcidiocesi senese il capitolo di Provenzano doveva essere secondo in dignità solo al capitolo della Cattedrale Metropolitana. Il 1º novembre 1681 il simulacro della Madonna fu impreziosito da una corona a foggia “imperiale”, donata dal cardinale senese Flavio Chigi, nipote di papa Alessandro VII, che incoronò l’immagine per conto del Capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Oggi l’Insigne Collegiata di Santa Maria in Provenzano, oltre a rimanere importante santuario mariano cittadino, è sede anche dell’omonima parrocchia, eretta nel 1988 dall’arcivescovo Mario Ismaele Castellano in seguito alla soppressione delle tre antiche parrocchie di San Pietro a Ovile, San Cristoforo e San Donato in San Michele all’Abbadia.

L’altare maggiore, opera di Flaminio del Turco, che conserva l’immagine della Madonna di Provenzano.

L’edificio ha pianta a croce latina, unica navata con cupola ottagonale con tamburo all’incrocio del transetto, e facciata in travertino tripartita da lesene, divisa in due piani da un cornicione molto sporgente e culminante in un timpano centrale e due volute laterali. Al centro, il portale è sormontato da un timpano arcuato e da una finestra rettangolare, mentre ai lati si aprono quattro nicchie con le statue dei santi Ansano, Vittore, Caterina e Bernardino. L’impianto architettonico risponde in tutto ai criteri del manierismo cinquecentesco romano, immediatamente successivi al Concilio di Trento, che aveva dettato precise norme in merito alla costruzione delle chiese e alla disposizione degli arredi sacri. In stile manierista, è uno dei primi edifici costruiti a Siena all’indomani del Concilio di Trento. L’impianto liturgico e architettonico rispecchiano infatti i moduli richiesti dalla Controriforma.

Duomo di Siena

Il Duomo di Siena, la cui mole si innalza nella omonima piazza, costituisce uno degli esempi più insigni di cattedrale romanico-gotica italiana. Accedere a questo luogo significa elevare lo spirito, aprirsi all’arte e conoscere uno dei più preziosi tesori della città.

Il Duomo di Siena, la cui mole si innalza nella omonima piazza, costituisce uno degli esempi più insigni di cattedrale romanico-gotica italiana. Secondo la tradizione, quella attuale sostituisce una prima chiesa dedicata a Maria, eretta intorno al sec. IX, sorta nel luogo in cui si trovava un tempio offerto a Minerva. Sempre da notizie prive di una precisa documentazione, apprendiamo che l’edificio fu consacrato nel 1179, alla presenza del papa senese Alessandro III Bandinelli, dopo l’avvenuta pace col Barbarossa.

Stupendi sono da osservare i marmi del pavimento, la biblioteca e le stupende sculture al suo interno.

Orto dei Tolomei

Alle spalle del complesso architettonico della Chiesa di Sant’Agostino troviamo gli Orti de’ Tolomei: come suggerisce il nome, qui trovavano spazio gli orti coltivati dai frati del convento. L’area oggi è adibita a parco pubblico, tuttavia vi sono tracce che testimoniano la loro vocazione originaria grazie alla persistenza di ulivi ed alberi da frutto, la risistemazione delle aree verdi in seguito alla costruzione del parcheggio sotterraneo hanno garantito una nuova fruibilità dell’area e un maggior transito.


La Contrada della Tartuca usufruisce sia degli spazi esterni per l’organizzazione di eventi all’aperto (soprattutto per “Aggiungi un posto a tavola”) che di una parte dell’ex-convento che si affaccia proprio sugli orti. In estate, è anche luogo di concerti e spettacoli cinematografici, ma offre in ogni stagione un bellissimo panorama sulla città e sulla campagna e garantisce la calma per poter leggere, ascoltare musica, fare una pausa pranzo, portare i bambini a giocare.

Questo spazio verde fra i più tranquilli della città, subito sopra il parcheggio coperto Il Campo, è molto frequentato da senesi, studenti e turisti durante tutto l’anno.

La posizione sopraelevata fanno degli orti una terrazza naturale da cui si gode una delle vedute più suggestive di Siena e di tutto il suo territorio circostante.

San Domenico

La mole imponente della Basilica di San Domenico offre un’immagine visiva dell’influenza dei frati domenicani nella Siena di Santa Caterina. San Francesco e San Domenico avevano creato una modalità originale di vita religiosa, adatta alle nuove città commerciali: i loro frati non si producevano da soli il necessario per vivere, come i monaci, ma dipendevano dalla generosità della gente in mezzo alla quale abitavano, erano “mendicanti”. I conventi erano situati alla periferia delle città, nei sobborghi dove erano relegati i più poveri; la grandezza delle loro chiese era pensata proprio per accogliere la grande massa del popolino alle celebrazioni. In questa chiesa, che domina Fonte Branda, dove  abitava, santa Caterina ha partecipato moltissime volte alla santa Messa.


Questo luogo spiega anche la sapienza teologica di Santa Caterina: il nome ufficiale dei domenicani era “predicatori”, perché il loro fine era l’insegnamento delle verità di fede. Perciò Santa Caterina, nonostante le sue umili origini, aveva potuto contare su di una buona istruzione religiosa, che si approfondirà mirabilmente con le successive rivelazioni divine.

La Fortezza medicea

 La Fortezza Medicea, conosciuta anche come Forte di Santa Barbara, è un esempio di architettura militare cinquecentesca. Dalle notevoli dimensioni, fu costruita tra il 1561 e il 1563 per ordine di Cosimo I De’ Medici, su progetto dell’ingegnere e architetto Baldassarre Lanci. Il Granduca di Toscana scelse lo stesso luogo in cui anni prima si ergeva una cittadella- realizzata dagli spagnoli su volontà di Carlo V- che era stata rasa al suolo dai senesi nel 1552, una volta allontanati i dominatori stranieri.

Interamente in mattoni e di forma rettangolare, la Fortezza Medicea poggia su una base a scarpa su cui si eleva un cordone, sempre in laterizio. Ai suoi quattro angoli si trovano dei bastioni cuneiformi, tre dei quali riportano lo stemma della famiglia Medici: sono chiamati San Francesco, San Filippo, La Madonna e San Domenico.

Alla fine del XVIII secolo il Forte fu smilitarizzato e successivamente trasformato in un giardino pubblico. Oggi nell’ampio perimetro esterno si trova infatti il Parco della Rimembranza, con la sua fontana di San Prospero, che è collegato ai Giardini della Lizza. Uno spazio progettato da Antonio Matteucci, con la collaborazione del famoso giardiniere tedesco Leopoldo Prucher.