Pronti, partenza… via!
Anche quest’anno si riparte, sempre con tanto cuore e tanta voglia di mettersi in gioco: le staff sono cambiate, la voglia di fare scoutismo no.
Ma come mai questi capi decidono di dedicare il loro tempo al servizio?
La prima spinta a far servizio è stato il sentimento. Poi piano piano uno si accorge che il sentimento non basta. È un po’ come quando andammo tutti in pizzeria. Eravamo una dozzina ed all’uscita il primo si volse indietro e disse “paga lui”, il secondo lo stesso verso il terzo, il terzo al quarto e via, quello davanti a me disse paga lui, io mi voltai, ero l’ultimo della fila e dovetti pagare per tutti (da quella volta ho cercato di non essere l’ultimo della fila).
Succede che vorresti smettere, perché ti ha sorretto solo l’entusiasmo ed il sentimento, ma sei l’ultimo della fila ed hai l’onestà ed il senso di responsabilità verso i ragazzi ed allora continui.
Poi scopri che quello che stai facendo ha una logica, che altri lo fanno meglio di te, ti confronti, non sei proprio l’unico fesso che ci crede ed anche questo ti dà una mano. Rileggi B. P. dopo qualche anno e lo riscopri.
E poi c’è Michele con il quale hai sbagliato tutto e ti convinci di cambiar mestiere e dedicarti alla pesca delle acciughe, e quando proprio ne sei convinto, ti capita Claudio con il quale non eri riuscito a scambiare un discorso serio, che improvvisamente si apre a te come all’unico amico e ti riconvinci che vale la pena di continuare.
Apri il Vangelo e leggi “beati gli operatori di pace” e vedi che il lavoro coi ragazzini è opera di pace, un’Opera con la “O” maiuscola.
Così un pezzo alla volta hai riunito le tue motivazioni. Parlano col sentimento, con l’intelligenza, con il corpo, con l’anima, parlano con tutte le componenti della persona e allora riesci ad operare con la pienezza dell’impegno della tua persona per le altre persone così meravigliosamente irripetibili immagini di Dio.
E devi scegliere, ogni giorno scegliere fra cose che vorresti fare ma per le quali non hai più tempo ed i tuoi ragazzi che ti impegnano sempre più. Ed allora sono continui scossoni di assestamento per poter avere una vita che non sia solo scautismo ma uno scautismo che sia vita.
Gli anni passano, ti accorgi che i ragazzi non sono venuti tutti uguali, che molti anzi non ti assomigliano, e capisci di aver lavorato in maniera giusta. Te li trovi anche in Comunità Capi, sai che ti stimano, ti vogliono bene, ma ti contraddicono e ti correggono. Ed allora dici che valeva la pena.
Valeva la pena perdere tanto tempo, valeva la pena non aver paura di fare proposte chiare, valeva la pena passare con loro molti anni, valeva la pena continuare ad aiutare altri giovani capi ad occuparsi dei nuovi Pierini e delle nuove Pierine che costruiranno il mondo di domani.
(tratto da Sei mai stato a Valdisteccoli di Attilio Favilla)
Insomma a noi piace così, nonostante tutto.
Grazie a chi era presente, anche solo col cuore, all’apertura dell’anno. E come sempre, buona strada!