Un po’ come nella nota ballata di Branduardi, in cui c’è sempre qualcuno o qualcosa sopra di te che fa piazza pulita di tutto, dal gatto che si mangiò il topo e seguenti, alla fine su un placido anno che si era avviato in maniera stranamente normale – avevamo raccolto tutti i censimenti per tempo, e sfiorato altissimi livelli metodologici con un campo invernale interbranca L/C+R/S -, ecco che si abbatte anche su di noi la pandemia.
Un po’ come quando lavi la macchina e poi piove.
Ricordiamocelo la prossima volta che decidiamo di fare i quadri a giugno (e di riuscirci anche).
La pandemia, dicevamo.
Ohibò, ragazzi, mica è roba da tutti i giorni.
Potremo raccontare di aver passato anche questa e cucire sulla manica della nostra camicia l’indelebile specialità di Coronnials!
Ai nostri pro-pro-pro-bis-nipoti potremo raccontare lo scoutismo in quarantena, le riunioni fatte su Zoom con camicia e fazzolettone sopra a favore di webcam e mutandoni a quadretti sotto (rigorosamente blu, però). Potremo raccontare la noia, la mascherina, lo scafandro, le lunghe giornate chiusi in casa, le videolezioni, lo smartworking, lo smart-scouting, potremo raccontare tutto quello che il lockdown ci ha tolto, i bivacchi e le uscite che non abbiamo fatto, le riunioni che sono saltate, i progetti a cui abbiamo dovuto rinunciare, la natura che non abbiamo esplorato, i legami che si sono potuti mantenere solo dietro il solito schermo, tutto quello che ci è mancato, tutto quello a cui abbiamo dovuto rinunciare, tutto quello che ci è stato tolto (e qui si insinua anche un malcelato senso di ingiustizia, parzialmente attutito dal mal comune, che è pur sempre un mezzo gaudio).
Oppure.
Oppure ai nostri pro-pro-pro-bis-nipoti potremmo pensare di raccontare una storia diversa, ma non meno vera: la storia di quello che la quarantena non ci ha tolto, ma ci ha donato.
Di quello che senza il lockdown non sarebbe stato mai possibile.
Di quello che non ci saremmo mai immaginato di fare in tempi normali.
Di quello che invece abbiamo fatto, e di quello che invece ci siamo sentiti, e che invece abbiamo scoperto di essere.
BP direbbe: il 5% di buono.
E allora, all’ennesimo “Dai Nonno/a, racontaci ancora della pandemia!” del più lattante dei nostri petulanti discendenti, potrebbe scattare in noi la voglia di raccontare che quando si affronta la tempesta all’improvviso, la prima cosa che fai non è maledire la burrasca, ma benedire la barca.
La barca: già, cos’è la mia barca? Quello che mi evita di dover affrontare la burrasca, ma anche la bonaccia, come un naufrago? La mia casa, la mia famiglia, i miei amici, certo, ma anche la mia sestiglia, il mio Branco, la mia Squadriglia, il mio Reparto, il mio Clan/Fuoco, i miei Capi, la mia CoCa.
Tutta gente che, anche in tempi più normali, troviamo sulla nostra stessa barca e quasi non ce ne accorgiamo. Che magari qualcuno sta a poppa, qualcuno sul cassero di prua, qualcuno dorme sottocoperta, qualcuno urla sulla tolda e un’altro è intento a rammendare le reti sul ponte, e un po’ distratti dalle faccende quotidiane non ce lo ricordavamo che la barca era la stessa.
E invece, che bella la mia barca!
C’è stato bisogno che la pandemia mi togliesse dagli impicci quotidiani e ci bloccasse tutti insieme lì sul ponte per farcela apprezzare.
E allora al tuo pro-pro-pro-bis-nipote racconterai con entusiasmo questi mesi, e delle scoperte che hai fatto, di come hai esplorato con la mente e il cuore profondità che ti erano conosciute sì, ma che la routine ha intorbidito come l’acqua arrabbiata che solleva la sabbia dal fondo, e ti ricorderai che uscire dalla routine, più o meno a forza, vuol dire andare in route, e che si, ci sei andato, anche se dal divano di casa, e che si, è stata faticosa come scalare una montagna, e che si, alla fine, in qualche modo, magari con uno scarpone di meno e una mascherina in più, ci sei arrivato sulla montagna. E che in cima alla montagna ci hai trovato questo, che sapevi di avere da qualche parte, ma che non l’avresti avuto mai in tempi normali. Questo te l’ha donato la quarantena.
Appena pronuncerai “questo” al tuo pro-pro-pro-bis-nipote del 2101 si aprirà il visore olografico e mentre il suo tutor digitale vi proietterà dentro il video, gli dirai: “Ecco, e così abbiamo ricominciato, nell’estate della pandemia, malconci, ma sulla stessa barca”.
(adesso non puoi ancora farlo, devi ancora cliccare qui sotto).
#ricominciamo
#passodopopasso
(si, ancora si usavano gli #hashtag, però ora zitto e ascolta…)