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LA VITA COME SERVIZIO: L’IMPEGNO DEGLI SCOUT

D: Chi sono gli scout?
R: Lo scoutismo è un movimento mondiale educativo ideato per i ragazzi e per i giovani, che esprime un ideale di vita e che si propone come obiettivo la formazione integrale della persona (carattere, salute, manualità, servizio) secondo i principi ed i valori definiti dal suo fondatore Lord Robert BadenPowell.

D: Quando, come e grazie a chi si è formato lo scoutismo nel mondo e in particolare in Italia?
R: Nel 1899 la geniale intuizione di costituire un movimento giovanile che sfruttasse a scopo educativo la tendenza dei ragazzi all’avventura, venne a Sir Robert BadenPowell un colonnello dell’Impero Britannico durante la guerra anglo-boera nella difesa di Mafeking: alcuni ragazzi presenti nella cittadella servirono da portaordini e in altre necessità pratiche. Nel 1907, scrisse “Scoutismo per ragazzi” in cui vennero esposti gli elementi basilari del nascente movimento. Nell’isola di Brownsea, con 20 ragazzi, avviene la prima esperienza concreta di campo scout del mondo.
Nel 1910 il movimento Scout espatria oltre i confini del Regno Unito; prima in Cile, poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche in Italia cominciano a fiorire i primi gruppi: a Bagni di Lucca un baronetto inglese, Sir Francis Vane, istituisce la prima squadra di esploratori. Cento anni fa, il 16 gennaio 1916, nasceva l’Asci, Associazione scautistica cattolica italiana – Esploratori d’Italia, per opera del conte Mario di Carpegna.

D: Parliamo adesso del gruppo scout della nostra parrocchia: c’è una denominazione ufficiale?
R: Ogni Gruppo assume il nome della località in cui sorge, seguito da un numero d’ordine, pertanto il nostro gruppo si chiama Tricase 1.

D: Quali sono i nomi dei responsabili e come sono definiti? Che durata ha la carica? Alla scadenza del mandato può essere rinnovato? Come avviene la scelta dei responsabili?
R: La Comunità Capi (spesso abbreviata in Co.Ca.) è il gruppo di soci adulti dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI) che si impegna nella gestione di un gruppo scout e nell’educazione dei ragazzi in un ambiente caratterizzato dalla condivisione dalla corresponsabilità e dalla solidarietà reciproca.
I responsabili del gruppo scelti dalla Comunità Capi del Tricase 1 sono Diego Morciano e Luana Greco e vengono definiti Capo Gruppo. Il Capo Gruppo non è il capo del gruppo, piuttosto rappresenta la Co.Ca.: a lui è affidata l’attuazione degli scopi della Comunità Capi, ma sempre avvalendosi della Co.Ca. stessa.
Gli incarichi, in Agesci, hanno durata quadriennale salvo diverse espresse indicazioni o rinnovo dell’elezione o della nomina per un ulteriore biennio.

D: Quando, come e grazie a chi si è formato il gruppo nella nostra parrocchia?
R: Il gruppo nella nostra Parrocchia si è formato da un’idea-desiderio di Giuseppe Pagano che una sera la proponeva a Don Flavio, che già ci aveva pensato. Poi la provvidenza ha voluto che a Tricase si fosse trasferita da qualche tempo Emanuela Ariano che di scoutismo ne sapeva non poco! Grazie alla competenza di Emanuela, alla tenacia e alla passione che lo scoutismo fa nascere in chi sposa questo stile di vita siamo qui a parlare del Gruppo Scout Tricase 1.

D: Oggi quanti scout ci sono in Parrocchia e come sono suddivisi per fasce d’età?
R: In parrocchia siamo oltre cento scout così suddivisi:
17 adulti in Comunità capi (Co.Ca)
42 lupetti (Il Branco dei bambini dalla terza elementare alla prima media)
40 esploratori e guide (Il reparto composto dai ragazzi dalla seconda  media al secondo superiore)
22 rovers e scolte (il Clan giovani dal terzo superiore ai 21 anni).

D: Quali sono le vostre attività? Ci sono attività particolari che avete svolto nel corso dell’anno o che avete in programma per i prossimi mesi?
R: Tutto per gioco niente per gioco! Le nostre attività connesse ad un Progetto Educativo, triennale, che partendo da un’analisi dei bisogni, dell’ambiente circostante (territorio, città, scuola, famiglia, parrocchia) ha individuato degli obiettivi chiari semplici e verificabili da attuare con gli strumenti tipici dello scoutismo.

D: A cosa servono i vostri eventi? Che cosa si può imparare dagli scout? Che cosa avete di diverso dagli altri?
R: Gli scout sono dei sognatori ottimisti e perseguono l’obiettivo di lasciare il mondo migliore di come l’hanno trovato!

D: Come avete deciso di diventare scout? E’ una scelta impegnativa?
R: Forse non si diventa scout si è e basta,si risponde ad una chiamata. Lo scoutismo diventa uno stile di vita! E’ sicuramente impegnativo essere un capo scout, ma a fronte di tanto tempo impegnato e di quel poco che si riesce a dare ai ragazzi si riceve davvero molto.

D: Che cosa significa nel 2019 essere scout?
R: E’ facile osservare che la società attuale è abbastanza assente o indifferente rispetto al problema dell’educazione e che le agenzie educative tradizionali (famiglia scuola-associazionismo-anche la chiesa) sono molto fragili e poco incisive: hanno perso molto della loro valenza, della loro capacità di incidere sulla formazione delle generazioni future. In questa situazione, la “missione educativa” dello scoutismo, diventa ancora più di attualità, in quanto si rivolge ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, ma anche agli adulti del nostro tempo, per aiutarli a costruire se stessi e a divenire persone autonome, critiche e capaci di scelte impegnative, magari impopolari e controcorrente. Queste esperienze si sviluppano su diverse direttrici, che sono da considerare un pò come l’arma vincente del metodo, proponendo di interpretare la Vita: la Vita come gioco (con i più piccoli), la Vita come avventura (con i ragazzi del reparto), la Vita come strada (con i giovani del Clan), la Vita come servizio. Il Servizio è un modo di essere, secondo lo spirito di “lasciare il mondo migliore”, cioè di promuovere e partecipare al cambiamento, non di assistere o semplicemente “rendersi utili”. Queste esperienze (gioco-avventura-strada-servizio), per essere educative, sia in età giovanile che in quella adulta, devono essere sempre proposte e vissute come vere, impegnative e credibili, ma anche e soprattutto in modo gioioso.

D: Qual è il vostro rapporto con la religione cristiana?
R: Al capo AGESCI, in quanto associazione cattolica, viene richiesto di aderire ai valori della Chiesa di Roma e di esserne testimone, educando i ragazzi che gli sono affidati anche dal punto di vista della fede. La scelta cristiana è assunta personalmente e vissuta nella Chiesa Cattolica.

D: Quali passi del Vangelo descrivono al meglio lo scoutismo?
R: Tutto il Vangelo letto come Amore di Dio verso l’uomo, ma il passo dei discepoli di Emmaus il camminare insieme (Lc 24,13-35) forse ci rappresenta di più.

D: Perché un laico, dovrebbe accostarsi allo scoutismo? Quale sarebbe il valore aggiunto?
R: Un laico nello scoutismo scopre il suo essere Chiesa! “Andate a tutto il mondo e annunciate il Vangelo” (Mc 16,15): come ottemperano gli scout a questa richiesta di Cristo? Rispondiamo con le parole di Papa Francesco “Voi fate i ponti, per favore!”, ha chiesto Bergoglio, aggiungendo: “Associazioni come la vostra sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito Santo suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Sono certo che l’Agesci può apportare nella Chiesa un nuovo fervore evangelizzatore e una nuova capacità di dialogo con la società”.

D: Quale messaggio lascereste ai giovani per venire, restare o tornare in chiesa?
R: La Chiesa siamo noi! Non una Chiesa fatta di pietre ma di Persone che escono e vanno incontro alla gente.

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