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UNLOCK A NEW WORLD

Un’avventura che cambia

Il Jamboree. Cos’è il Jamboree? Di solito se ne sa poco, molto poco, ogni tanto, si sente di qualche fortunato che è riuscito ad andare, o si vede qualche ricordo polveroso in una sede. O almeno era questo per me prima del campetto di Folklorista che feci al primo anno di reparto. Allora ero un piede tenero, ľ ultimo di squadriglia e a sentir parlare un capo, di un evento del genere, è il triplo più emozionante. Quest’idea confusa di un evento mondiale mi colpì per gli anni a venire. Il mio percorso ha preso una svolta nell’inverno del 2017 alla prima uscita di reparto dove tra giochi, risate e frenesia i capi ci portarono in questa stanza di un convento a Portici, a cui sono molto legati, ci fecero sedere, aprirono un video su PC, inizialmente non capimmo di cosa si trattava, sentivamo solo questo sottofondo che è rimasto impresso in tutto il reparto. Poi intravedemmo dei fazzolettoni, tanti e tutti diversi come le persone, un mare di persone che balla che gioca che si diverte nell’unità. Quello fu il video del Jamboree, di quello nuovo, che doveva arrivare, davano qualche informazione superficiale, ti dava un senso di piccolezza per una cosa così grande ed irrealizzabile. Riaccese le luci della stanza notavamo uno con l’altro i nostri occhi che brillavano per l’emozione, i capi quasi scherzando ci chiesero “qualcuno sarebbe interessato?” e tutti alzammo la mano. Tornai a casa con un piccolo sogno, quasi un fuocherello dentro che sapevo di dover spegnere al più presto perché inaccessibile come un lucchetto chiuso.

 Un giorno come tanti, dopo la riunione, prima di uscire dalla sede, i nostri capi mi chiesero di rimanere insieme ad altri tre ragazzi. Li per lì, rimanemmo spiazzati da questa richiesta così insolita. Ci guardammo e senza giri di parole il nostro caporeparto maschile disse “Voi potreste essere i nostri Jamboreeani”. Panico totale tra noi, sentivo che quel fuocherello di speranza stava ardendo dentro di me, sentivo le mani che mi sudavano, il ricordo di quel video che mi scorreva nella mente. Noi con la coda dell’occhio e quasi imbarazzati ci guardiamo contemporaneamente e stralunati dicemmo timidamente SI. I capi ci misero al corrente di tutti i pro di tutti i contro, dei prezzi esorbitanti e del fatto che dovevamo prenderla come un gioco poichè sarebbe quasi stato impossibile partecipare e così la prendemmo. Organizzammo un incontro per i genitori di lì a breve dove, dopo averli lasciati esterefatti, ci fu l’immediata iscrizione. Sentivo che la speranza dentro di me c’era e da lì non si sarebbe mai spenta.

Jamboree

Ciò che viene prima del Jamboree è una sfilza di carte da compilare quotidianamente e due campetti di formazione per tenerci informati su cosa andremo a fare.                                                                                                E piano piano si avvicinava sempre di più quell’avventura, aspettandola con un countdown di 100 giorni.

Finché non arrivò il 21 luglio, il giorno della partenza dall’aeroporto di Capodichino, dove incominciò una trasferta di aerei sbagliati e pullman futuristici per arrivare al SUMMIT BECHTEL RESERVE, GLEN JEAN, WEST VIRGINIA.

Arrivati lì, oltre il rumore della pioggia incessante ci sembrava di stare in uno di quei film con lande boscose americane. Tutto ad un tratto superata una collinetta vedemmo al di là di un lago una marea di tende blu immensa dove non c’era fine e quello… era solo il sottocampo C. Fermi ad un bivio il pullman ci lasciò e con lo zaino in spalla arrivammo al sottocampo D dove ci segnalarono il posto dove dovevamo costruire il nostro accampamento con tendoni tavoli da assemblare, piantare le tende e montare i fornelli a gas. Nel giro di un paio d’ ore quello spiazzale vuoto dove eravamo si popolò di reparti da tutto il mondo. Il primo giorno se ne andò così: tra costruzione e conoscenza dei reparti ai nostri fianchi, Finlandesi e Ecuadoregni.                                                                                                        

Il giorno dopo assistemmo ad uno dei momenti più significativi del Jamboree, la cerimonia iniziale. Per fortuna arrivammo molto presto e ci mettemmo davanti al palco in questa arena creata sfruttando il pendio di una collina estremamente grande, capace di contenere 45000 persone.                                                     

Fu una scena emozionante quando si riempi di scout, tutti con le loro divise dai colori più imprevedibili e sulle nostre teste si alzavano una miriade di bandiere che sventolavano ognuna diversa dall’altra. Tutto ad un tratto si accese lo schermo megagalattico del palco con una partita del gioco Just Dance che ci invitava a ballare e come un branco di bufali ci mettemmo a saltare tutti contemporaneamente. La cosa continuò con la presenza di tre presentatori ogni uno di esso da uno degli stati creatori di questo Jamboree, cioè STATI UNITI, CANADA e MESSICO.                                                          

Dopo essersi presentati ci fu un momento serio dove molti piansero, intonammo tutti insieme la promessa. E qui ci rendemmo conto che stavamo assistendo, al momento che supera ogni divergenza tra persone e paesi che ci rendeva tutti uguali, ci fece rendere conto di quanto eravamo tutti allo stesso livello essendo prima fratelli e poi scout.       

Continuò con un momento aspettato da tutti il discorso di Bear Grylls, dopo un mini concerto del gruppo colombiano i RICYCLE ed infine per chiudere in bellezza uno spettacolo fatto con i droni. I giorni che seguirono furono fatti di sport pazzeschi come arrampicata o ponti tibetani sospesi a mezz’aria, file interminabili nei supermarket o per fare qualche sport, incontri inaspettati e cibi da far rivoltare lo stomaco. Ciò che ho visto degli sport e attività del Jamboree sarà stato uno scarso 40% perchè non era fatto per quello, ma era stare tra la gente, parlare, giocare e scambiarsi cose: questa era la vera essenza del Jamboree. Quei 12 giorni son volati, ma per quanto breve sia stato mi rimarrà impresso a vita ed è qualcosa che cambia interiormente ed è proprio questo lo scopo “cambiarti e cambiare “. Perciò quel che è stato era un semino per far crescere la pianta del cambiamento, quindi a chiunque legga questo articolo spero che possa interessarsi e fare delle domande a me e a tutti gli ambasciatori che conosco per cercare di portare un cambiamento anche nelle vostre vite. Questo è in breve la mia esperienza del Jamboree, spero di averla descritta facendovi suscitare qualche emozione positiva.        

Gennaro e Roberto   

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