“Per amore del mio popolo non tacerò”, queste sono le parole che hanno accompagnato noi scout durante i due giorni trascorsi a Casal di Principe.
“Per amore del mio popolo non tacerò” è stata per lungo tempo una voce che gridava nel deserto.
A 25 anni dalla morte di Don Peppe Diana, però, queste parole diventano un grido che risuona forte tra le strade di quelle che erano terre di camorra e oggi terre di Don Peppe Diana.
“Per amore del mio popolo non tacerò” è il titolo del documento che ci ha lasciato Don Peppe in un periodo in cui la camorra attecchiva le sue radici a tutti livelli.
Oggi noi scout ci impegniamo a scrivere un documento perché siamo preoccupati per problemi che da troppo tempo costituiscono dei muri della nostra società: scuola, politica, lavoro, chiesa, accoglienza, disabilità e ambiente.
Io ho partecipato al workshop scuola e posso dire che dopo quest’esperienza mi si sono aperte davanti mille strade.
Ci ha portato la sua testimonianza la preside Eugenia Carfora che dirige l’Istituto professionale del Parco Verde a Caivano, una scuola che sorge in una delle più grandi piazze di spaccio, un luogo dove prostituzione e violenza sono all’ordine del giorno. Eugenia Carfora è una donna, una mamma, una dirigente che lotta per salvare i suoi ragazzi, che per lei sono come figli. Per questo quel giorno a Casale ci ha espressamente detto che tutti siamo responsabili di fronte a queste situazioni e che non possiamo girare la faccia dall’altro lato, perché se un ragazzo la mattina si trova in un vicoletto a spacciare piuttosto che stare tra i banchi di scuola, la responsabilità è anche nostra. Dunque “Non bisogna mai gettare la spugna” anche nei momenti di sconforto e bisogna sempre tendere la mano a chi ne ha bisogno affinché le scuole di frontiera diventino frontiere di legalità.
Il workshop, poi, è proseguito con un’attività che ci chiedeva di mettere in scena una situazione quotidiana di una classe di ragazzi ognuno con i propri problemi alle spalle: dalla ragazza emigrata all’intelligente presa in giro, dal figlio del boss alla figlia una mamma che pensa solo ai pettegolezzi. Non poche sono state le difficoltà nell’interpretare questi personaggi, soprattutto per chi nel ruolo di professore non sapeva quali risposte dare a un uomo che pretendeva rispetto per suo figlio soltanto perché egli era un boss della camorra. A questa è seguita un’ultima parte di riflessione, durante la quale è emerso che la scuola è l’unica possibilità di riscatto, per cui se un ragazzo resta fuori dalle aule scolastiche a perderci siamo tutti noi.
Quando ormai si era fatto buio ci siamo riuniti tutti per costruire un pensiero comune di parole e azioni e alla domanda “Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quando giungerà l’aurora?” noi abbiamo risposto che non c’è da temere perché ci siamo noi ad illuminare la notte.
Infatti la mattina seguente eravamo circa 6000 scout a dar luce a quelle stradine di Casale ed eravamo pronti a “salire sui tetti per annunciare parole di vita, di verità “.
Valeria Liguoro