Capitolo – MALATTIA MENTALE

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Per il clan le malattie mentali vanno considerate malattie come le altre, che appartengono alla nostra quotidianità. Per questo è importante analizzarle e affrontarle in modo non superficiale per prevenire l’isolamento sociale.
Durante il capitolo abbiamo approfondito la differenza dei metodi di cura utilizzati oggi e in passato e di quanto questi ultimi fossero errati.
Grazie alla condivisione di testimonianze, il clan si è reso conto di come potersi approcciare a chi soffre di un disturbo psichico, e quanto sia importante la sensibilizzazione verso questo tema.

– Clan Emer Mezzanotte

I Disturbi Mentali (o Disturbi Psichici) sono degli stati di alterazione patologica che colpiscono in vario modo le funzioni cognitive (il pensiero, la concentrazione, la capacità di affrontare e risolvere problemi), la sfera affettiva, il comportamento e la qualità delle relazioni interpersonali. Le cause dei disturbi mentali non sono ancora ben conosciute. Quello che è certo è che la maggior parte di essi deriva dall’interazione di più fattori. I Disturbi Mentali possono fare la loro comparsa in ogni fase del ciclo vitale con caratteristiche sintomatologiche particolari.

Per quanto riguarda la loro diffusione nella popolazione generale, possiamo dire che i Disturbi Mentali Gravi (schizofrenie e disturbi psicotici, disturbi bipolari e gravi depressioni, disturbi della personalità) riguardano circa l’8 % della popolazione generale, mentre i Disturbi mentali meno gravi (nevrosi, disturbi d’ansia, disturbi depressivi moderati o lievi, forme di disagio psicologico) sono molto comuni e riguardano circa il 15% della popolazione. Complessivamente, dunque, oltre il 20% della popolazione presenta un disturbo grave o lieve/moderato.

In Africa dati così bassi probabilmente per mancanza di diagnosi.

I disturbi che abbiamo affrontato

  • Disturbo depressivo: si tratta di una patologia psichiatrica caratterizzata da episodi di umore depresso accompagnati principalmente da una bassa autostima e perdita di interesse o piacere nelle attività normalmente piacevoli. I sintomi sono l’umore depresso, la diminuzione di interesse/piacere, significative variazioni di peso/appetito, insonnia/ipersonnia, agitazione/rallentamento psicomotorio, affaticamento, autosvalutazione, incapacità di concentrarsi.
  • Schizofrenia: è una psicosi cronica caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione delle funzioni cognitive e percettive, del comportamento e dell’affettività. Tra i sintomi vi sono allucinazioni, disturbi del pensiero e del movimento, ridotta espressione di emozioni, sensazioni di piacere ridotte nella vita di tutti i giorni, difficoltà nell’iniziare e nel sostenere attività, difficoltà a concentrarsi, a recepire e a utilizzare informazioni.
  • Disturbo Dissociativo dell’Identità: consiste nella presenza di due o più identità, ciascuna con i suoi modi relativamente costanti di percepire, relazionarsi, pensare nei confronti di sé stesso e dell’ambiente; almeno 2 o più di queste identità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento della persona. Esso può essere diagnosticato in caso di lacune nella memoria degli eventi passati personali e in caso di evidenti identità multiple, per cui i pazienti parlano e agiscono in modo diverso, come se un’altra persona avesse preso il sopravvento (forma di possessione). La diagnosi, invece, risulta più complicata se le identità non sono evidenti agli osservatori (forma di non possessione).

La storia della malattia mentale

Nel corso degli anni il concetto di disturbo mentale ha subito una evoluzione significativa, passando attraverso varie interpretazioni. Nell’antichità si pensava che la malattia mentale fosse causata da un invasamento divino; durante l’età medievale, invece, il disturbo psichico veniva concepito come possessione del demonio, fino ad arrivare a ritenerlo una forma di devianza per cui i malati venivano imprigionati. Solo nell’Ottocento si giunse a una medicalizzazione della “follia” e si fondarono le basi per la psichiatria.
Un esempio è l’Hospital General di Parigi, fondato nel 1656. Qui le persone non avevano l’obiettivo di essere curate, ma di finire i propri giorni di vita lontano dalla società. Una volta entrate in questi luoghi, le persone venivano spogliate della loro dignità e trattate senza alcun rispetto. Gli istituti psichiatrici in Italia furono regolati per la prima volta nel 1904 e vennero chiamati ‘manicomi’: entravano malati affetti da disturbi mentali, ma anche persone che avevano la colpa di rappresentare un pericolo per la società, un rischio (senza tetto, sbandati e principalmente oppositori politici). Il manicomio divenne il più pratico strumento per “togliere” di mezzo persone scomode, senza passare per lunghi e complessi iter giuridici. Negli anni del fascismo fu un “arma” per eliminare in maniera silenziosa persone come oppositori politici e omosessuali.
Le terapie impiegate erano la segregazione nei letti di contenzione, la camicia di forza, l’elettroshock, le docce fredde, l’insulino-terapia e la lobotomia; ovviamente non era previsto alcun tipo di colloquio terapeutico. Tali trattamenti venivano eseguiti nella speranza di modificare le condizioni del paziente attraverso uno shock, ma l’unico risultato ottenuto era quello di far entrare il malato come “persona” per poi diventare una “cosa”.
All’epoca un paziente affetto da disturbi psichiatrici coinvolgeva anche l’intera famiglia andando incontro a limitazioni (impossibilità di partecipare a concorsi pubblici, difficoltà di spostarsi e l’allontanamento dall’intera società). Una volta diagnosticato il disturbo, il paziente perdeva inoltre una serie di diritti civili e politici (il voto, i beni immobili, l’eventuale eredità).
Solo negli anni ’60 si cominciò a parlare di unità sanitarie locali che potessero sostituire i manicomi; nel 1968 si cominciò a dare una via di uscita dai manicomi con le cliniche private e si restituirono i diritti civili ai malati.
La famosa legge 180 promossa dallo psichiatra Franco Basaglia, che tutt’ora regola l’assistenza psichiatrica, arrivò soltanto nel 1978 e ci vollero molti anni prima che tutti i manicomi sul territorio nazionale venissero chiusi; ancora al giorno d’oggi questa legge non è stata completamente attuata e le strutture di cura psichiatrica sono poche e poco organizzate.

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