Primi passi verso l’avventura

Appena sposato vivevo una vita come tanti altri; racchiuso tra la mia famiglia e il lavoro. I giorni passavano veloci. Allenavo la squadra di pallavolo delle suore vivendo quegli attimi fantastici che l’agonismo sportivo sa dare, ma nello stesso momento ero insoddisfatto dal dispiacere che davo a chi rimaneva escluso dalla partita. Senza volerlo era divenuta per me più importante la vittoria della squadra che la singola atleta… Qualcosa in me non girava più.
Viaggiando in macchina con mia moglie alla domenica cantavo spesso canzoni scout, senza un motivo particolare. Mi ritrovavo spesso a parlare con lei di come avevo vissuto la mia giovinezza e di come sarebbe stato bello se anche i giovani di Cornedo avessero potuto vivere secondo gli stessi ideali. Non avevo amici, perché ero appena giunto da Valdagno, e la parrocchia fu il mio punto di riferimento; l’allora parroco Don Angelo ci venne a trovare a casa e gli espressi il mio pensiero.
In quel tempo giunse anche un nuovo cappellano Don Franco Primon. In un consiglio pastorale manifestai la mia opinione sulla situazione giovanile a Cornedo e sul metodo scout, al termine della quale mi attardai sulla porta della canonica a parlare con don Franco. Si fermò il sig. Magaraggia, che mi mise al corrente che altri giovani in quel periodo stavano andando a Valdagno per apprendere il metodo scout – nello stesso gruppo del quale facevo parte fino a nove anni prima -.
Il gioco fu fatto: quei giovani e Don Franco per me divennero i fratelli che il destino non mi aveva mai dato.
Cominciò così questa avventura che ancora oggi si chiama Cornedo 1°.Vissi da quel momento esperienze particolarissime, dai primi campi estivi col reparto, al campo mobile sul gruppo del Brenta col noviziato, al campo mobile in bicicletta in Olanda.
Ma le esperienze più forti le vissi coi Capi in Comunità capi e coi singoli ragazzi nelle varie branche di cui fui responsabile: a volte cose piacevoli, altre volte delicate o terribili.
Col senno di poi feci anche qualche sbaglio, ma questo fa parte del gioco della vita.

Inereo Berlato