Io sono arrivato a Cornedo vicentino il 17 Settembre 1974; venivo a sostituire Don Dino Ave. Arrivai a Cornedo dopo un’esperienza di cinque anni nella Parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Vicenza, nella quale avevo fatto interessanti esperienze giovanili. Appena misi piede in Cornedo, fui assalito da tutte le parti da un ritornello che sento ripetere ancora oggi dopo 25 anni…! “Bisogna fare qualcosa par i tuxi”.
Non ero certamente io, povero untorello, che avrei spiantato Cornedo e dintorni. La fortuna volle che ci fosse già un gruppo di amici di sedici-diciassette anni, che maturavano l’idea di formare un gruppo scout a Cornedo. I baldi giovani erano: Igino Milani, Claudio Grigolato, Beppe Pretto – in arte Rocco, Donato Bee, Alessandro Zamperetti, Claudio Pretto – Kaiuseia.
Spero di non avere tralasciato nessuno. Al gruppo si è aggiunto provvidenzialmente Nereo Berlato che, essendo stato scout, poteva tracciare un cammino e fare proposte concrete.
Io avevo sui 32-33 anni, potevo essere una garanzia per i capi provinciali, che volevano fare le cose per bene e seriamente, oltre ad essere l’assistente ecclesiale. Devo dire che i “capi”, pur essendo giovani, hanno sempre riconosciuto la mia maggiore esperienza, non in campo scout, ma nell’educazione e nella formazione dei giovani. Hanno sempre accettato di discutere con me i problemi che sorgevano all’interno della branca o della CoCa nascente e ne hanno seguito i consigli. Da parte mia ho sempre avuto fiducia nei capi, cercando di capirne le esigenze ed i problemi.
L’importante è sempre stato il vicendevole accordo e la mutua collaborazione ottenuti in spirito di vera e profonda amicizia perché subito abbiamo tutti capito che la funzione educativa di entrambi è simile, anzi, complementare.
Devo aggiungere che avevamo tutti:
– l’entusiasmo dei neofiti
– un pizzico di incoscienza giovanile
Non dovevamo certo preoccuparci dell’essenzialità scout: eravamo poverissimi, una povertà sconvolgente. Niente. Zero di tutto.
In tutti si faceva tutto con semplicità e con disponibilità.
Per quanto mi riguarda ho fatto anche il maestro dei novizi per mancanza di personale.
Per concludere devo dire ai capi suddetti, e non ho mai detto loro a sufficienza, grazie, perché a me hanno sempre chiesto di fare sempre e solo il sacerdote. Insieme abbiamo maturato una convinzione:
“Se il Signore non costruisce le case,
invano vi faticano i costruttori.
Se la città non è custodita dal Signore,
invano voglio il custode.” (Salmo 126)
O quello che dice San Paolo in 1 Cor.3,7-9:
“Né chi pianta, né chi irriga è qualcosa, ma è Dio che fa crescere. Voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.”
Con affetto e simpatia, don Franco.