Scoutismo a Bonate: testimonianze da chi l’ha vissuto

Cosa restituiscono gli scout alla comunità di Bonate Sopra?

Questa è una domanda che ci è stata posta direttamente o indirettamente negli ultimi due anni. Abbiamo deciso di porre questa domanda a tante persone. Persone che sono o sono state scout a Bonate, persone di Bonate che sono state scout, genitori che hanno avuto figli negli scout riuscendo a cogliere quanto è preziosa questa proposta educativa! A questa domanda hanno risposto in molti, dal lupetto all’adulto, dallo studente delle elementari al medico!


Luca – Io sono Luca e ho 29 anni. Sono stato negli scout del Bonate 1 durante le elementari e medie, quindi ho frequentato i lupetti e il reparto.

Ci sono tanti ricordi belli di quegli anni, ma un ricordo bello che voglio raccontare è durante un campo estivo in reparto.

Ora non ricordo la località precisa, ma ovviamente eravamo in montagna, dovevamo preparare la nostra zona del campo. Il mio capo squadriglia e il mio vice volevano montare la tenda al suolo (mi ricordo che forse era il mio primo campo estivo in reparto), per me era inaccettabile volevo fare a tutti i costi una sopra-elevata anche se era più faticoso e stancante rispetto a montare la tenda a terra. Una volta montata era tutta un’altra storia! Racconto questo perché una delle cose che mi sono più rimaste è l’abilità dell’arrangiarsi e non mollare di fronte alle sfide, di fare fatica anche quando c’è una strada più semplice perché quella più faticosa o più complicata porta a soddisfazioni più alte.

Luca Angioletti


Eugenia, Marmotta Felice Per me i ricordi sono tanti.  Scelgo di parlare di come sono venuta a conoscenza di questo mondo. Ero adolescente e frequentavo l’oratorio, il curato era don Roberto Donadoni. Un giorno mi trovavo nel salone dell’oratorio con gli altri ragazzi e don Roberto mi disse che secondo lui avrei potuto provare a frequentare gli scout per poter poi aprire un gruppo a Bonate. Lì per lì gli dissi di ripetermi quello che aveva detto perché la sorpresa e la curiosità per quella proposta mi lasciava un po’ incredula. Non capivo se volesse darmi un incarico importante perché gli sembravo adatta o se intendesse allontanarmi con una scusa dall’oratorio. Lui mi spiegò a grandi linee l’idea. Ero felice. Praticamente ero già fortemente decisa a dire sì. Il problema però sorse in casa, mia mamma non voleva, era spaventata, temeva che l’ambiente degli ”esploratori” (come li chiamò lei) fosse inadatto per una femmina. Andò dal medico a dire che ero convinta di fare la scout e che lei era contraria. Non poteva scegliere persona più adatta! Il medico, dott.Verri,  le disse che non c’era nulla di male, sottolineando il fatto che anche lui era scout. Da quel momento mia mamma fu quasi orgogliosa di me. Ecco: don Roberto fece la proposta, il dottore diede l’ok, la mamma si tranquillizzò. L’avventura ebbe inizio. Avevo 17 anni. Il mondo scout cambiò il mio modo di vedere la vita, la comunità capi del Dalmine fu fondamentale, persone che vivevano lo stile scout con coerenza e serietà.  Imparai molto. Così ho conosciuto lo scoutismo. 

Eugenia, Marmotta Felice.


Daniel, Ghepardo Canterino – Se dovessi descrivere la mia esperienza in tutti gli altri gruppi ricreativi o educativi a cui ho preso parte da giovane, non potrei far altro che elencare le attività svolte, descrivere le emozioni provate e mostrare qualche foto rappresentativa. Esattamente come si suol fare quando si racconta una vacanza ad amici e parenti. Invece, per quanto riguarda la mia esperienza negli Scout, posso anche mostrare me stesso, in quanto significativamente influenzato.

Potrei comunque stendere un disteso elenco di attività sociali svolte tra le strade di Bonate Sopra e di attività ricreative tra i sentieri delle Orobie bergamasche, ma ciò, come spiegato poc’anzi, sarebbe limitante. La panoramica migliore posso solo mostrarla con gli atteggiamenti ed i pensieri che dedico ogni giorno al prossimo. Poiché chi legge questo messaggio potrebbe non conoscermi e dovrebbe quindi prendermi in parola, mi concedo di fare almeno un breve elenco di termini altisonanti: flessibilità, disponibilità, collaborazione ed altruismo. Queste sono le virtù sociali che ho maggiormente sviluppato e che avvantaggiano indubbiamente il mio ambiente personale, professionale e civile.

Tutti gli altri gruppi educativi potrebbero avermi dato delle conoscenze, ma sono stati gli Scout ad aiutarmi a comprenderle ed a metterle in atto con responsabilità ed autonomia di giudizio.

Daniel Byberg, Ghepardo Canterino


Emil, Albatros Gioioso -Mi chiamo Emil Byberg (EB), ho 23 anni, sto scrivendo questa testimonianza dalla Danimarca dove sto studiando e sono Albatros Gioioso.

Ho così tanti bei momenti con gli scout che la testa comincia a fare male dal numero e il cuore si appesantisce dalla nostalgia, nostalgia di quando ero piccolo, una tela bianca, e scoprivo il mondo con i miei occhi e lasciavo segni con le mie mani. Il momento (o meglio l’incontro) più significativo per la persona che sono io adesso è stato l’arrivo di quel ragazzo meraviglioso che in questa testimonianza chiamo Luigi.

Sono stato un bambino estremamente aggressivo: ho quasi fatto perdere l’udito a mio fratello in un litigio, ho mandato una carissima amica d’infanzia all’ospedale e mi ricordo all’oratorio i genitori degli altri bambini andare dai miei lamentandosi del “piccolo biondo che terrorizzava i bambini al parco gioco con un’accetta di legno”. Ho portato questo mio atteggiamento un pò del cavolo da piccolo agli scout e mi ricordo ancora di quando in adolescenza la mia migliore amica di allora mi aveva raccontato di come era estremamente terrorizzata agli inizi di avvicinarsi a me.

Non so se sia stato per caso ma probabilmente no, ma i miei capi di allora decisero in qualche modo sia una buona idea dare a questo piccolo demonio biondo la responsabilità su un bambino come Luigi che aveva bisogno di una guida e tanta tanta attenzione. E contro ogni buonsenso, lo è stata alla stragrande. Responsabilità è un parolone che non mi è mai stato troppo simpatico e veniva tirato fuori spesso a scout: Responsabilità ad avere uno zaino ben preparato, responsabilità ad avere una tenda che non fa imbarcare acqua, responsabilità ad avere la cena pronta in buon orario per le attività e fra le mille altre responsabilità c’è poi la più tosta, la più implicita, la più estenuante ma anche la più importante e quella che più mi dà un sorriso quando penso agli scout, la responsabilità verso gli altri.

Dover crescere assieme a Luigi e dover assumere la posizione quasi di fratello maggiore è stato difficilissimo perchè io in primis avevo disperatamente bisogno di crescere e forse tutte le cure, le attenzioni ma anche le sgridate che ho dato a lui negli anni erano in parte anche verso me stesso. Forse aiutare qualcun’altro è quasi la stessa identica cosa di aiutarsi. Mi spiace non offrire un esempio concreto nella mia testimonianza e solo una agglomerato di pensieri vari forse indecifrabili, ma gli scout per me è una costellazione di momenti che un poco alla volta, caccia dopo caccia e route dopo route ha creato una persona che personalmente sono orgoglioso di essere diventato.

Riconosco ancora in me il totem che mi è stato affidato anni fa, Albatros Gioioso, nonostante tutti gli anni e sono sicuro che lo stesso vale per tutti quelli con cui ho condiviso così tanto della mia vita. Une testimonianza così a rileggerla appare abbastanza misera in confronto a quello che ho vissuto, ma spero sia una finestra anche solo minuscola sul valore che ha avuto lo scoutismo per me.

Emil Byberg, Albatros Gioioso


Diego – Quando mi é stato chiesto di raccontare un episodio della mia vita scout ho avuto difficoltá a selezionare il piú significativo, il migliore, il piú bello. I ricordi sono arrivati come il susseguirsi delle onde, uno dietro l’altro, uno piú intenso dell’altro; una marea di immagini si é riversata nella mia mente.

Dovrei condividere la prima notte passata in tenda? Oppure quella volta che abbiamo cucinato un’anatra all’arancia in un forno ricavatro da un bidone di latta alimentato a legna? Oppure ancora quella volta che abbiamo sentito una famiglia di cinghiali sgrufolare sotto la nostra tenda soprelevata? E che dire dei chilometri percorsi in bici nelle route di Clan verso Follonica, Assisi, Varazze? E il trasferimento della sede dall’ex oratorio verso la nuova al parco Aldo Moro con conseguente festa di inaugurazione?

La veritá é che tutte le esperienze vissute con il gruppo scout Bonate I, prima in reparto e poi in clan, sono state indimenticabili ed hanno contribuito, ognuna per la sua parte, a formare quello che sono ora; non é possibile selezionarne una soltanto, ed é impossibile non ritenere l’esperienza dello scoutismo formativa ed educativa per qualsiasi ragazzo.

La cosa che piú devo allo scoutismo credo peró che sia la conquista dell’indipendenza. Ho iniziato il mio percorso scout in etá preadolescenziale, un’etá in cui l’istinto di spiccare il volo é forte e la voglia di staccarsi dalla consuetudine familiare  puó talvolta condurre i ragazzi su strade poco battute. La mia strada ho avuto la fortuna di percorrerla con il gruppo scout Bonate I, e la conquista della mia indipendenza é stata accompagnata da un insieme affiatato di ragazzi che nutrivano le mie stesse passioni e che crescevano con me. È stato importante condividere esperienze, regole, attivitá ed amicizie, ed é stato intenso imparare a cavarsela da soli, in qualsiasi ambiente e condizione atmosferica.

Conoscere ed amare la natura é uno dei requisiti della vita scout, questo aspetto ha una valenza ancor piú formativa oggi a seguito di una consapevolezza ambientale che si sta finalmente facendo largo nella coscienza comune.

Lo scoutismo ha costituito un tassello fondamentale nel costruire l’uomo, il marito e il padre che sono ora e mi ha regalato esperienze uniche, ricordi indimenticabili e molti ottimi amici con i quali sono tuttora molto legato e che, sono sicuro, mi accompagneranno lungo la strada della vita fino alla fine.

Buona strada!

Diego Boroni ?️, 38 anni.


Michelle – La mia esperienza con il gruppo scout di Bonate è iniziata 7 anni fa. Stavo cercando un gruppo con cui fare qualche escursione in montagna ma ho trovato molto di più. Nel corso di questi anni ho imparato a rispettare l’ambiente e vivere nell’essenzialità mi ha fatto apprezzare di più quello che ho nella vita di tutti i giorni. Inoltre negli ultimi anni ho provato quanto sia bello mettersi al servizio degli altri, che siano degli amici o un’ intera comunità. Penso che lo scoutismo non sia solo cantare attorno a un fuoco o camminare in montagna, ma sia un vero e proprio stile di vita. 

Michelle, 17 anni


MatteoHo fatto parte del gruppo scout Bonate I dagli 11 ai 16 anni, e ad oggi lo ritengo un passaggio formativo essenziale nella mia maturazione da bambino a giovane uomo.

Il motto dei lupetti prima, “del nostro meglio” , e degli esploratori poi “estote parati”(siate pronti), costituiscono tutt’ora un indirizzo fondamentale nella mia vita personale e professionale.

Oggi sono un consulente manageriale, mi occupo di supportare i miei clienti in vari ambiti di miglioramento, e una delle esperienze che cito loro spesso è quella del campo scout in reparto, come esempio di collaborazione di successo guidata non dall’obbligo o da una ricompensa, ma dallo stesso entusiasmo nel perseguire degli obiettivi collettivi in gruppo. 

E tralasciando il lato pratico, l’immagine di me e la mia squadriglia che costruiamo il nostro angolo per la cucina da campo e la tenda sopraelevata resterà uno dei ricordi più belli di quel periodo della mia vita. 

Posso affermare senza dubbio che, senza l’esperienza scout, non sarei la stessa persona.

Matteo Sulis, 33 anni


Silvia – Ho frequentato il gruppo scout nel periodo delle scuole medie. Solo tre anni, fondamentali però per la mia crescita. 

Quando ne parlo dico sempre che quei tre anni mi hanno aiutato a “tirarmi fuori”, tirare fuori la parte più bella di me. Da bambina timida e chiusa quale ero, lo scoutismo mi ha spronato ad aprirmi, agli altri e al mondo. A scout ho imparato a stare lontana da mamma e papà per una settimana (che nostalgia le prime volte!); a scout ho imparato a camminare e a fare fatica senza  farmi prendere dallo sconforto (chi si dimentica i piedi ghiacciati per le ore di camminata in mezzo alla neve); a scout ho imparato che accendere il fornello di casa o la doccia calda sono un lusso e un privilegio che non tutti hanno (sento ancora la puzza di cenere tra i capelli dopo aver cucinato per una settimana accendendo il fuoco nel bosco, per non parlare del mal di testa dopo essermi tuffata nel torrente gelido in montagna per potermi lavare). La mia testimone di nozze l’ho conosciuta a scout, le poche canzoni che conosco a memoria e che riesco a cantare a mio figlio per farlo addormentare le ho imparate a scout! 

Sono stati solo tre anni, ma tre anni fondamentali per la mia vita.

E come dice Baden Powell…scout una volta, scout per sempre.

Grazie agli amici e agli educatori del gruppo scout Bonate 1.

Silvia, 29 anni


Damino – Vorrei farvi sapere che per me scout è stato finora il momento più bello della mia vita perché riesce a portare felicità in ogni ragazzo. Fai nuove amicizie e impari a fare lavoro di squadra ma soprattutto si diventa in un certo senso autonomi nel lavoro assegnato. Per un ragazzo è anche un momento di libertà perché non sì è con i genitori soprattutto con loro.

Detto ciò non voglio che tutte queste possibilità vadano perse.

Un enorme abbraccio agli scout di Bonate Sopra che sono riusciti a lasciare un bel ricordo nella mia mente

Damino


Maurizio – Lo scoutismo ha formato la mia crescita e mi ha accompagnato e mi accompagna tuttora con gli insegnamenti di vita racchiusi nella scelta di abbracciare lo “ spirito scout”.

Scelta avvenuta all’età di 10 anni e terminata a 25 dopo essere stato anche Akela, capo reparto e capo clan.

Anni vissuti intensamente con dolci ricordi di “ uscite” immersi nella natura imparando ad amarla ed a rispettarla, di campi estivi ed invernali con ricordi di notte stellate e fuochi di bivacco, di preghiere in cerchio, mano nella mano, ringraziando per quello che Dio ci aveva dato, di route nazionali dove insieme a migliaia di scout italiani si faceva “strada” cercando di crescere seguendo uno dei dettami di Baden Powell : lascia il mondo migliore di come l’hai trovato.

Potrei continuare con centinaia di esempi di crescita, perché è di questo che si parla, di esperienze come quelle vissute da lupetto con i compagni di sestiglia sempre nel rispetto delle regole delle persone e delle cose, giocando e divertendosi, di come costruire tende sopraelevate o come cucinare un pollo al limone o la trappers, di come camminare per ore con lo zaino in spalla e la chitarra in mano, magari sotto la pioggia, per raggiungere mete inaspettate ma felici di poter riposare piantando la tenda, chiedere gli occhi ed assaporare la fatica per essere arrivati in posti stupendi.

Gli occhi ricordano e il cuore si riempie.

Si perché é il cuore che ti spinge poi ad affrontare la vita.

La sfida educativa insita nello scoutismo prevede di cercar di far crescere uomini e donne responsabili, con una capacità di prendere in mano la loro vita per camminare da soli ma con gli altri e dove il fine ultimo é SERVIRE in qualsiasi ambiente e situazioni ci si trovi.

Semel scout, semper scout.

E…….buona strada.

Mura dr. Maurizio


Elisabetta – Io sono molto orgogliosa di essere tra le prime ragazze entrate nel Gruppo Scout di Bonate Sopra nell’1989. Ho partecipato al nascere delle Aquile di cui sono stata per tanti anni capo squadriglia. 

Nel 1993, a 17 anni, alla fine del noviziato, ho scelto a malincuore di lasciare gli scout e rinunciare all’entrata in Clan. L’impegno delle scuole superiori e dell’esperienza di GS incontrata a Bergamo che volevo approfondire mi hanno fatta allontanare (seppur solo fisicamente, mai col cuore) al Gruppo Scout di Bonate. Ho cercato di rimanere sempre vicina all’esperienza seguendo tramite mio fratello che vi è entrato dopo, comprando i calendari e come potevo. 

Ho dei bellissimi ricordi di quegli anni, ho imparato molte cose e fatto tante fatiche che mi hanno aiutata a crescere. Ho incontrato persone vive, imparato a gestirmi nelle relazioni con pari e adulti, sono stata io stessa educatrice di chi era più piccolo di me o sotto la mia responsabilità.

Credo che molto di quello che sono e so fare oggi ha messo le basi in quegli anni e nell’esperienza scout: il mio orientamento, la conoscenza della natura, saper accendere un fuoco e cucinare arrangiandosi con quel che si ha e per come si può, il gusto dei canti fatti insieme, delle recite, del travestirsi, l’adattarsi a dormire e vivere in condizioni semplici, saper montare una tenda e costruire un’impalcatura. Addirittura i primi rudimenti di PS che mi ha insegnato mio papà, li ho potuti vivere e applicare agli scout, come ad esempio il coraggio di togliere le spine. Persino il mio fisico, a volte fragile e affaticabile, si è rinforzato e ho imparato il sacrificio di resistere nelle fatiche. 

Sono tutt’ora orgogliosa di far parte dell’AGESCI, perché quando si fa la promessa e si diventa scout, lo si è per tutta la vita e io sarò per sempre Formica Sensibile, nome ben scelto dai miei capi per il mio totem in reparto. 

Dopo tanti anni lontana da Bonate, nel 2018 mi è stata data l’occasione di partecipare come cambusiera al campo estivo del reparto e rigustare della bellezza educativa, dello spirito d’avventura, del rapporto intenso con se stessi, i ragazzi, la natura e con Dio, che queste giornate intense hanno permesso. 

Stimo molto chi da del tempo per educare questi ragazzi, per proporre iniziative che li aiutino ad affrontare la realtà con un giudizio diverso da quello della modernità, meno egoistico, più ecologico, meno consumistico; 

li stimolano all’autonomia nel cucinare, nel gestire le proprie cose e la propria persona; li aiutano a stare insieme agli amici facendo attività solidali e ricreative evitando così il rischio che incontrando cattive compagnie e possano fare scelte pericolose nella loro vita; 

ma soprattutto li guidano, perché nella vita imparino che c’è sempre bisogno di avere qualcuno, magari più grande, o solo con più esperienza da guardare e da cui imparare, a cui chiedere e da imitare, da stimare e imitare. 

Adesso ho 44 anni, se avessi avuto dei figli sarei stata molto contenta di proporre loro questa esperienza e spero che i miei nipotini possano provare a parteciparvi e verificare se lo stile scout corrisponde al loro carattere e alle loro propensioni, perché (a parte l’esperienza educativa dell’oratorio, del Sermig e di altre realtà cattoliche e forse in parte di alcuni gruppi sportivi), non credo che ci siano tanti luoghi dove le famiglie possano essere aiutate a crescere i ragazzi nel tempo libero dalla scuola. 

In comunione Elisabetta Villa


Maria Teresa – Ho 10 anni, ho cominciato a 8 questa attività e la trovo magnifica. Per me è bello perché si puó stare insieme a amici e si impara a essere gentili e cortesi, e ci sono state belle esperienze che ti ricordi tutta la vita, come quando in vacanza abbiamo fatto delle barchette di legno con un motore a elastico che le faceva andare da sole! Quindi per me lo scout è l’attività migliore di tutte! E grazie della vostra attenzione.

Spero che vi abbia illuminato!

Maria Teresa Tomasi.


Maurizio – Sono il papà di Maria Teresa e Matteo, due bambini che ormai da anni frequentano il gruppo scout di Bonate Sopra. Volevo testimoniare quanto continui ad essere utile per loro questa esperienza, che gli insegna l’altruismo, la generosità e la vita di gruppo, essenziali per formare delle persone adulte che siano anche buoni cittadini, nonché ad apprezzare la vita all’aria aperta. Ci tengo anche sottolineare l’utilità sociale di iniziative come quelle organizzate dal gruppo di Bonate, che impegnano i bimbi nei week-end e durante le vacanze estive ed invernali, quando è più facile per loro il rischio di annoiarsi e di cadere preda di videogiochi e televisione.

Maurizio Tomasi.


Adelaida – I miei bambini sono sempre molto contenti quando tornano dai incontri scout.

Raccontano dei giochi nuovi che hanno imparato, degli animali che hanno avvistato, ci insegnano canti che hanno fatto col gruppo o una preghiera che hanno recitato insieme.

E’ il luogo migliore per divertirsi lontano dai videogiochi, per scoprire la natura, per imparare come gestirsi da soli ed averne cura di quelli accanto a loro.

Grazie al gruppo scout Bonate per tutto questo!

Adelaida (mamma di Matteo e Maria Teresa), 43 anni


Lince Graffiante – Caro lettore, 

Concorderai con me che è sempre difficile scrivere una lettera ad un vecchio amore, i ricordi si accavallano, le parole si confondono e le emozioni che sembravano ormai lontane, tornano marciando a passo sicuro nell’anima. Non sono una scrittrice, sono una designer e quindi questo compito è ancora più arduo, per chi come nel mio caso, non è un professionista delle parole. Vivo di immagini, il mio lavoro mi spinge costantemente alla ricerca di colori, di luci ed ombre, di mezzi toni e netti contrasti, ma negli ultimi giorni, quando pensavo a cosa scrivere in questa lettera, nella mia mente si figurava sempre il fuoco, ed è per questa ragione che partirò da quì. 

Era un grande falò in mezzo alla radura, le fiamme sembravano così alte da incendiare la volta stellata e la luce che emanava era ipnotizzante, l’energia della vampa non scaldava soltanto le mani che si protendevano in cerca di calore, ma animava i cuori di chi era in pieno contatto con la vita. Era una notte d’estate in montagna come tante, e come in diversi altri casi, non era possibile sapere che quell’attimo così comune, sarebbe stato negli anni tra i più significativi. Seduti attorno al fuoco, come in molti altri cerchi prima e dopo quel momento, sono passate intere generazioni di ragazzi, che del tutto ignari stavano definendo la propria personalità ad anello, parte di un gruppo, al pari e al servizio di chi ti sta accanto.

Non saprei dire quando sono diventata una scout, comunemente si pensa avvenga durante la promessa, ma in tutta sincerità mi sentivo uguale all’attimo prima di pronunciare il mio giuramento. Forse sono diventata una scout quando senza sapere il perché ci tenevo che il parco della nostra sede fosse pulito, forse sono diventata scout quando nel cuore della notte ad un campo estivo, mi sono svegliata per controllare un’amica che non stava molto bene, o forse lo sono diventata giocando a roverino, che detestavo profondamente perché mi facevo sempre male e perdevo puntualmente, ma nonostante ciò continuavo a giocare.

Insomma, non so dirti quando mi sono innamorata, ma oggi so che è amore, a distanza di anni dal gruppo, mi si riempie il cuore di gioia quando incontro uno sconosciuto e parlando del più e del meno scopro che è uno scout, è un pò come sentirsi soli quando si è in viaggio dall’altra parte del mondo e ad un certo punto senti parlare italiano e ti dici “sono a casa”, scatta un senso di comprensione e di riconoscimento, perché quello che fino a pochi momenti prima era una persona qualunque, adesso non lo è più, ha quel valore aggiunto che crea una connessione con la tua storia, in ogni caso anche se non so nulla di lui sono sicura che abbiamo percorso strade simili.

Non è sorprendente non riuscire a dire “ero una scout”, perché in effetti io sono una scout, lo sono quando passeggio per i campi e trovo l’impronta di qualche animale ed emerge il mio spirito da ricercatrice di tracce, lo sono quando guardo i bambini sdraiati sui banchi della chiesa e ripenso alle ramanzine dei miei capi e correggo immediatamente la mia postura, e lo sono anche quando il mio capo mi fa notare che certe mie risposte sono un pò troppo taglienti, allora dentro di me alzo le spalle e mi dico “infondo sono una lince graffiante”. 

Sebbene la vita mi abbia portata ad intraprendere altre strade, consolidando nuove amicizie e vivendo in città lontane, i miei vecchi compagni sono e saranno tra le persone che ho più a cuore, because once a scout always scout. 

Lince Graffiante


Nicola – Ho iniziato a fare scout a 7/8 anni. E ora, lo scoutismo è “l’attività” che preferisco di più. Lo scoutismo mi ha insegnato un sacco di cose: lo spirito di fratellanza, la lealtà, il rispetto dell’ambiente… mi dispiace che negli ultimi tempi purtroppo non abbia più potuto andare a scout come prima. Grazie a scout ho voluto imparare a suonare la chitarra, ho imparato un sacco di cose sulla natura. Ricordo ancora quando quattro anni fa ho fatto “la promessa”. Eravamo a Colle Pedrino, ed era il mio primo campo invernale. Allora, con cielo terso, dopo una giornata intera per imparare promessa e legge del lupetto, le ho recitate, ricevendo il fazzolettone e i distintivi principali. I distintivi che mi sono piaciuti di più quando sono diventato capo sestiglia erano quelli della specialità e del lupo anziano. Appena si potrà tornerò subito a scout, a vivere tutte le avventure che per il covid non ho potuto svolgere. L’ex sede scout di parco Aldo Moro conteneva oggetti legati agli scout e all’avventura, ma soprattutto era ricca di un’energia familiare, come una casa. È un vero peccato che la sede sia stata tolta loro, o meglio tolta a noi. Gli scout portano allegria e servizio all’interno della comunità, insegnando ai bambini a vivere nel rispetto degli altri e della natura. In fondo gli scout sono come un albero: se si prende cura, l’albero da buoni frutti: se aiutiamo noi scout a fiorire e a crescere la comunità sarà la prima a guadagnare i frutti maturi.

Nicola Cattaneo, 12 anni.


Mariangela – Io sono il genitore di un ragazzo che dall’età di 12 anni sino alla laurea ha fatto parte del gruppo scout di Bonate Sopra.

Seguendo mio figlio in questa esperienza ho capito che essere scout non significa solo andare sui monti o nei boschi a campeggiare, partecipare a giochi divertenti o cucinare il cibo su un fuoco di legna, dormire sotto una tenda , ma essere scout significa anche prendersi cura degli amici, condividere con loro le difficoltà del percorso, affrontare la vita assumendoti delle responsabilità, amare e servire Dio ed il prossimo, attenersi alle regole del gruppo non sempre facili.

Queste regole bisognava viverle nella vita di tutti i giorni per essere un vero scout e non semplicemente indossare un’uniforme, saper portare sulle spalle uno zaino a volte pesante ed ingombrante.

Noi genitori partecipavamo volentieri alle riunioni o alle giornate dei genitori al termine di un’uscita lunga di più giorni perché ci sentivamo parte di una grande famiglia ed eravamo fieri che nostro figlio stesse bene con gli altri, potesse manifestare il proprio carattere, le proprie attitudini con semplicità e stesse maturando con la consapevolezza che si deve combattere con il fuoco che non vuole accendersi, con il vento che ti ostacola mentre monti la tenda, con la pioggia che ti bagna…… insomma che la vita non è sempre facile!

Come non era facile organizzare un’attività, un’uscita, un campo estivo o invernale perché tutto ciò non si realizzava così come capitava, ma con impegno, coraggio, spirito di iniziativa e lavoro di gruppo.

Ora mio figlio è un uomo, papà e marito, frequenta ancora gli amici scout che a loro volta sono diventati genitori e penso che abbia ancora tanti ricordi nel cuore di questi anni che sicuramente l’hanno aiutato da ragazzino a diventare uomo.

Anch’io come genitore sono contenta di aver dato la possibilità a mio figlio di scegliere di fare questa esperienza di vita e di averlo seguito in punta di piedi, imparando a mia volta tante cose.

Pagani Mariangela, 62 anni


Nicole – Sono negli scout da quattro anni. Ho iniziato quando ero in terza elementare, e all’inizio l’idea di prendere parte agli scout mi spaventava. Poi però mi accorsi che era una delle esperienze più belle della mia vita, e che gli scout erano diventati parte della mia vita. Le riunioni, le uscite di due giorni con pernottamento e le altre attività mi hanno fatto capire quanto la libertà che provavo mi stesse aiutando a superare le mie paure e le mie insicurezze. Gli scout sono essenziali per me, e in questo periodo non potermeli godere appieno mi fa soffrire. Perché stare insieme ad altre persone che condividono con te l’esperienza scout è bellissimo e molto appagante. Tutti dovrebbero vivere il percorso scout, perché ti cambia, in modo molto positivo.

Nicole, 13 anni


Anna, Aquila Responsabile – Lo scautismo mi ha insegnato il senso della cittadinanza attiva. Mi ha insegnato che non solo bisogna osservare la realtà e dedurre i problemi che ci sono, ma anche e soprattutto agire per aiutare. Agire per me significa sporcarsi le mani, come quando vuoi impastare il pane e chiaramente mica si può usare solo un cucchiaio. Lo scautismo è stato per me anche questa palestra di vita. E spero che in ogni angolo del mondo, grazie a un gruppo scout, i bambini d’oggi imparino a mettere le mani in pasta come ho imparato io.

Anna, Aquila Responsabile


Lorenzo, Canguro Affabile – Fare scout è uno dei percorsi formativi più belli che si possano intraprendere. Le competenze acquisite, il senso civico, il servizio che in comunità di clan si fa continuamente, l’enorme sentimento di appartenenza ad un gruppo, sono cose che nessun’altra comunità ti potrà mai dare e far sperimentare. Il Gruppo Scout di Bonate è stato, da quando sono in AGESCI, uno dei gruppi più importanti e più vicini a noi di Dalmine, e spero che possa essere così ancora per molto.

Lorenzo, Canguro Affabile


Daniele, Lince Comprensiva – “Gioca, Non stare a guardare” B.P.

In una frase tanti ricordi, tante emozioni, tanti pensieri felici, tanti amici ma anche tante paure, tante delusioni e anche sconfitte. Risultato? Ho la testa che scoppia ma sono entusiasta di Avere vissuto e di continuare a vivere, seppur in altro modo, questa Meravigliosa Esperienza di Vita!

Se ripenso a questi 36 anni della mia vita non posso che essere un Figlio, un Uomo, un Marito e da 3 anni anche un Padre Felice nonostante momenti tristi che porterò sempre con me.

Gioca, mettiti l’uniforme che bisogna partire per l’uscita e anche se sei stanco e vorresti uscire a “galleggiare”; NON dimenticarti che hai preso un Impegno e lo devi rispettare;

Gioca, Corri, Canta, Suda; NON aver paura di stancarti o di cantare stonato… per riposare c’è tempo e per andare a Sanremo… troppo tardi!

Gioca, Provaci e anche se sbagli ci riproverai, Solo così NON potrai dire di non averci provato.

Diventare grande nella mia Famiglia è stato un Privilegio.

Diventare grande nel gruppo Scout è stato meraviglioso e (anche se a volte impegnativo) lo ricorderò per tutta la mia Vita.

Oggi, a distanza di anni, posso solo che essere grato di aver avuto la possibilità di crescere nel gruppo scout di Bonate e ringraziare la mia famiglia per avermi supportato e spronato anche nei momenti più difficili.

Che cosa mi rimane di questa esperienza durata 18 anni?

Mi rimangono 6 amici coi quali sono cresciuto e sui quali potrò sempre contare. Aver giocato, riso, scherzato ma anche faticato, litigato e pianto insieme è stato e sarà il fondamento di questa nostra Amicizia.

Mi rimangono le loro attuali famiglie piene di marmocchi con le quali sarà un piacere crescere le nostre bimbe e con le quali poter ricordare, un pezzo di questa Nostra Strada.

Mi rimangono tante storie, tanti volti … tanto rumore … tanto colore … tanta Magia !

Daniele Rota Martir, Lince Comprensiva, 36 anni


Chiara – Ho iniziato a frequentare gli scout dai lupetti e ho proseguito per 9 anni.

Di ricordi ne ho moltissimi: giochi, camminate in montagna, escursioni in mezzo alla natura, amicizie nuove. Posso dire con certezza che ogni uscita è stata per me un’avventura: tra un gioco, un’attività, una camminata e un bivacco sotto lo stelle ho sempre imparato moltissime cose!

L’essere autonoma, per esempio. Ho imparato a prepararmi da sola lo zaino con il necessario per l’uscita, sin da piccola. Ho imparato a cucinare con una cucina da campo, ad orientarmi, a “cavarmela”, a conoscere la natura e a rispettarla. A lasciare un posto “migliore di come l’ho trovato”.

Una delle cose che mi più mi è rimasta dell’essere scout è lo spirito di servizio: l’attenzione all’altro, al più piccolo… Sono insegnamenti che porterò ancora con me perché si sa: Scout si è per sempre!

Chiara Basta